Negli ultimi tempi si sente parlare sempre più spesso di famiglia allargata, ma il cinema continua ancora a raccontare famiglie classiche, unite o che vorrebbero restare tali anche se minate da conflitti, divisioni, a volte dolori insanabili. Famiglie spezzate, quindi.
Si parla di dolore in Manchester by the sea, che oltre all’omonimia con la città del Massachusetts dov’è ambientato, ha fatto commuovere l’Academy nella scelta per gli Oscar 2017. Due Statuette ritirate su sei candidature sono il culmine di un più vasto e meritato bottino di premi. La sceneggiatura di Kenneth Lonergan presentava una serie di personaggi colpiti da lutti. Ognuno con diversi modi di reagire, tutti parte della stessa famiglia caduta in frantumi dopo ogni perdita. Sono i personaggi di Casey Affleck e Lucas Hedges a sostenere le prove più dure e a gestire le possibilità legate al futuro. Zio e nipote uniti e divisi dalla sofferenza, ma legati profondamente dal sangue formano uno yin e yang di vitalità rabbiosa e vergogna imperdonata.
Una regia mirata sulla spettacolarizzazione del dramma ne avrebbe fatto un polpettone lacrimevole con interpretazioni in maschera, invece Lonergan ha scelto la strada difficile della realtà affidandosi alle sfumature che gli hanno regalato gli attori. Il lavoro asciutto e composto viene raccontato da cast, regista e produttori, tra i quali anche Matt Damon, nei contenuti extra in home video. Due ore e un quarto di film sono accompagnate da alcune scene eliminate e dal commento audio del regista, utilissimo per scoprire molte curiosità sulla lavorazione di questo titolo americano che sembra tanto un film europeo.
Una famiglia a volte può essere unita, o addirittura tenuta insieme da una malformazione fisica. Ma cosa succederebbe a volerla curare? Spostiamoci a Castel Volturno, nido di location suggestive in “equilibrio tra bellezza e bruttezza”. Come dice lo stesso regista nel backstage contenuto negli extra del dvd. In Indivisibili di Edoardo De Angelis due gemelle siamesi girano per feste e cerimonie cantando come fenomeni da baraccone. Un baraccone chiamato famiglia che riesce a campare solo così. Un medico e la pulce nell’orecchio delle adolescenti per l’idea della separazione aprono uno scenario nuovo e incontrollabile per tutti. Non siamo di fronte alla solita diatriba genitori/figli, ma in ballo c’è la situazione economica di una famiglia che, volente o nolente, sfrutta le figlie. La linea di equilibrio tra genitori carcerieri e figlie volubili che percorre la sceneggiatura è scritta da De Angelis insieme a Nicola Guaglianone e Barbara Petronio in maniera sottile e frastagliata. Mai lineare e sempre di potenza viscerale. Il racconto si fa addirittura incantato in quei luoghi lunari dell’abbandonata provincia casertana. Chi si dividerà, le gemelle o la famiglia? Si utilizzano anche “personaggi surreali, ma pienamente realistici”, parola del produttore Pierpaolo Verga. Come il prete di Gianfranco Gallo, quasi creolo nel suo fare. O induriti dalla vita come i genitori Antonia Truppo (villain in Lo chiamavano Jeeg Robot) e Massimiliano Rossi, attore pieno d’ottimo furore recitativo. Ma anche il contributo che Angela e Marianna Fontana offrono all’immaginario sull’essere sorelle nel cinema italiano non è da sottovalutare, quanto il loro talento.
Altre volte capita che il collante per una famiglia sia la religione. Ai confini della setta scivola La ragazza del mondo, storia d’amore tra una Testimone di Geova e un ragazzo “del mondo”, cioè fuori da quella comunità. Tutto il peso per le convenzioni restrittive segna il viso di Sara Serraiocco, protagonista di questo convincente esordio alla regia di Marco Danieli. Lo spasimante funesto ha le sferzate di Michele Riondino, mentre il padre padrone, insieme all’inquietante Anziano hanno i volti spregiudicati di Marco Leonardi e Pippo Delbono. La famiglia non resiste, e spezzandosi sputa via la sua parte peccatrice. Danieli esplora con garbo energico una zona grigia della nostra società attraverso una famiglia infranta dalle scelte del cuore. Negli extra soltanto un brevissimo making of. Invece emergono più sostanziosi i video di Io Faccio Film, iniziativa di Anica, FaPav, MPA e Univideo per far conoscere agli spettatori i mestieri più e meno conosciuti del cinema. Sempre di famiglia si tratta, ma quella dietro un buon film è sempre unita, mai spezzata.