È passato mezzogiorno, arrivano a piedi o in bicicletta. Prima alla spicciolata poi due lunghi serpentoni – sui lati opposti del marciapiede – raggiungono un cancello verde in via Cifarelli dove la comunità islamica si riunisce per la preghiera del venerdì, la più importante della settimana. Ci sono bengalesi, senegalesi, arabi, indiani ma anche baresi. Alcuni convertiti da poco, altri veterani. Entrano in silenzio, abbandonano i calzari ai margini del grande tappeto del cortile centrale. Gli uomini si abbracciano, si scambiano il saluto di pace “Salam“. Ci sono anche due donne ma dopo pochi minuti spariscono in una stanza attigua. Pregheranno per conto loro. Niente strette di mano, niente abbracci.
“Le donne non si toccano per una questione di rispetto” – spiega più tardi Ari Pagliara responsabile tecnico amministrativo della comunità. Il richiamo dell’imam dà inizio alla preghiera, davanti ad una platea di quasi mille fedeli rivolta alla Mecca. Chi scrive lo scoprirà però solo più tardi. In quanto donna, attende in una stanza la fine della preghiera per incontrare Pagliara, un islamico barese. In passato vicino al sacerdozio, sposato, poi divorziato e oggi musulmano. E non è il solo. Nel capoluogo i musulmani sono 5mila, 10mila in terra di Bari, 20mila in Puglia. “Difficile fare un censimento – spiega Pagliara – perché molti fedeli non sono stanziali. Questa comunità – prosegue – è qui dagli anni Ottanta ma sono pochi i baresi che la conoscono”. Come in pochi sanno che a breve diventerà la più grande del sud Italia.
Alla comunità islamica – capeggiata dall’imam Sharif Lorenzini – è stata infatti aggiudicata all’asta la parte attigua alla moschea già esistente: un’area dismessa di 2.500 metri quadri che si va ad aggiungere ad altrettanti metri quadri. Oltre agli spazi attigui, 4.500 in totale. “Ci vorranno oltre due anni per terminare questo progetto. Saranno necessari interventi di bonifica e permessi da parte del Comune per adeguare la struttura alle esigenze della comunità“. L’acquisto dell’area attigua è avvenuto grazie alle offerte dei fedeli: novantamila euro la cifra raccolta fino a ora. Mancano 30mila euro che dovranno essere versati al momento della stipula dell’atto notarile ormai prossima. Centoventimila euro quindi raccolti in poco più di un anno. Inevitabile domandarsi l’origine dei finanziatori. “La mano destra non deve sapere cosa fa la sinistra“, spiega Pagliara. “Noi non conosciamo i finanziatori di questo progetto perché – in linea con lo spirito islamico – chi dona lo fa in silenzio”.
Di questo progetto si discute da più di un anno. Gli atti terroristici di matrice islamista che si sono consumati in questi mesi in Europa hanno spesso riacceso i toni su una vicenda che sembra coinvolgere più la politica che la città. Il segretario regionale di “Noi con Salvini“, Rossano Sasso, contesta la posizione favorevole del Comune di Bari e tuona: “Vogliamo sapere chi sono i finanziatori di questo progetto. C’è un elevato rischio che questo grande centro islamico possa diventare luogo di ritrovo e reclutamento per aspiranti jihadisti, magari provenienti dai vari Cara dislocati su tutto il territorio della provincia di Bari. Fermo restando la libertà di culto che la nostra città ha sempre dimostrato, per esempio nei confronti della tradizione russo-ortodossa, noi temiamo nel corso degli anni una progressiva islamizzazione della nostra società, e quindi anche a Bari dove i musulmani sono tantissimi”.
Paure queste assolutamente infondate secondo il responsabile della comunità islamica. “Siamo in stretto contatto con la Questura, forniamo agli investigatori della Digos tutte le informazione di cui hanno bisogno. Ci sono telecamere dentro e fuori la comunità le cui registrazione sono a disposizione delle forze dell’ordine”. Certo in Europa il clima è di terrore. “Papa Francesco – sottolinea Pagliara – ha spiegato in 27 secondi quanto noi cerchiamo di spiegare da secoli e cioè che non esiste il terrorismo islamico. Nessuno ha il diritto di uccidere in nome di Dio e questo un vero musulmano lo sa”. “Il fatto che la comunità islamica della nostra città diventerà la più grande del Sud Italia è motivo di orgoglio per noi tutti”, dichiara l’assessore alle Culture Silvio Maselli. “E’ nostro dovere garantire la libertà di culto ai cittadini. Nelle nostre scuole studiano più di 5mila bambini islamici e Bari è l’unico comune a prevedere carne certificata ‘halal‘ per i piccoli musulmani che frequentano gli asili comunali e le scuole primarie inferiori”. “Stiamo immaginando – prosegue Maselli – di dedicare al culto musulmano anche degli spazi nei nostri cimiteri. Il progetto è in cantiere e a breve sarà realizzato. Un altro passo importante verso l’integrazione”.
E i baresi? La questione – come già detto – è forse molto più politica: da una parte la richiesta del movimento salviniano di lasciare decidere a loro – attraverso un referendum – se permettere a questa comunità di diventare la più grande del sud Italia, dall’altra una amministrazione che cerca di rispondere alle esigenze di una comunità effettivamente numerosa. Al centro i baresi, abituati a camminare in quartieri come Madonnella o Libertà – a ridosso del centro – e a scorgere nei sottoscala un tappeto e un islamico inginocchiato. Bari è così: multietnica e multireligiosa anche se – a volte – in modo assolutamente inconsapevole.
Da Sharif Lorenzini, presidente della Comunità Islamica d’Italia, riceviamo e pubblichiamo:
Vorrei innanzitutto precisare il nome e il ruolo di Pagliara: Alí Alessandro Pagliara (non Ari), Responsible Eventi Culturali della Comunità Islamica di Puglia (non Responsabile tecnico-amministrativo). Nel capoluogo i musulmani sono oltre 10mila (non 5mila), 30mila (non 10mila) in terra di Bari, 120mila (non 20mila) in Puglia. Numericamente e qualitativamente è tra le più grandi nonché più importanti d’Italia. L’area aggiudicata all’asta è di 250 metri quadri circa, che si va ad aggiungere ad altrettanti metri quadri. Oltre agli spazi attigui, 450 in totale. Nonostante la progressiva crescita numerica della Comunità Islamica, non ci sono al momento intenzioni di costruzione di nuove strutture, anche per limitate disponibilità economiche della Comunità. Il massimo auspicio sarà quello di riuscire a ristrutturare gli immobili. L’acquisto delle aree nonché eventuali ristrutturazioni avvengono e avvereranno solo grazie alle offerte e ai sacrifici dei fedeli residenti che vivono il Centro Islamico come parte primaria della propria vita e sacrificano il bilancio familiare pur di rendere questo luogo collettivo a disposizione di tutta la cittadinanza specialmente delle nuove generazioni che non trovano molte alternative interculturali adeguante a una più completa e serena integrazione. La Comunità Islamica, con elevato senso di responsabilità, non ha mai chiesto contributi pubblici per non pesare sul bilancio dello Stato, pur essendo diritto garantito dalla Costituzione italiana. Le donazioni dei membri della Comunità Islamica, sono tracciate in appositi registri ad uso interno, rispettando lo spirito della carità Islamica che, rimanendo umilmente nell’anonimato senza mai mettersi in mostra per ciò che l’uomo fa per gli altri, avvicina l’uomo ad Allah (Dio), purificandolo e proteggendolo. Pertanto è inammissibile che chiunque strumentalizzi le vicende internazionali, completamente estranee alla nostra cultura locale nonché clima di pace, fratellanza e unione d’intenti, per fomentare allarmismo e ambire a vili guadagni di natura politica o di altro genere. Dico loro “non osate importare nella nostra terra del Sud Italia rancori, fobie religiose e odio razziale che non ci appartengono. Se non riuscite liberarvi dai pregiudizi e risvegliare in voi il senno, dunque andate piuttosto voi a stare fuori con i vostri simili e lasciateci in pace con i nostri simili del Sud”. La Comunità Islamica continuerà a lottare per i diritti civili e contro ogni forma di discriminazione sociale, operando spalla a spalla con le istituzioni e con tutti gli operatori le organizzazioni della società civile, locali e nazionali.
Ringrazio l’imam Sharif Lorenzini per le precisazioni in merito al numero dei musulmani presenti sul territorio di Bari e della Puglia, pur essendo stata informata diversamente da una persona interna alla comunità islamica. Mi riservo comunque di verificare quanto l’imam riferisce. Per quanto riguarda la questione “politica”, immagino che il messaggio non sia riferito a chi in questo articolo si è limitato a raccontare la vita della comunità islamica ascoltando le opinioni politiche di tutti, come un giornalista dovrebbe sempre fare.
Rosanna Volpe