Ecco, se all’epoca di Colpa d’Alfredo Modena era per lui un luna park sempre acceso, oggi, a sessantacinque anni suonati, Vasco ha reso questo parco alla periferia del capoluogo emiliano, una città della musica che a partire dalle prime ore del mattino di venerdì si è animato dalle decine di migliaia di persone che sono entrate in una continua marea. Arrivati in città per il sound check aperto del giovedì, molti si sono intrattenuti, e già alle prime ore del mattino si erano piazzati lungo i bordi del parco, dormendo sui marciapiedi per poter poi essere primi, una volta aperti i cancelli, ignari che poi il questore i cancelli li avrebbe fatti aprire addirittura alle 21 del 30, ventiquattro ore prima del concerto, iscrivendo Modena Park nella lista di un altro record mondiale, concerto il cui pubblico ha avuto accesso all’interno più ore prima. Record, questo, sigillato da Emanuele Zappa, ventidue anni da Domodossola, il primo fan a calcare il prato del parco, e di conseguenza quello che si è piazzato proprio di fronte al microfono di Vasco, con tanto di foto di rito col sindaco Muzzarelli, felice di farsi immortalare al fianco del ragazzo e poi solerte nel far arrivare coperte fornite dalla protezione civile per scaldare la notte dei fan di Vasco.
Vasco, tutto a Modena parla di Vasco da giorni, dai bar ai negozi, che espongono un vinile, una foto, un poster. Di Vasco parlano le persone in strada, chi magari per lamentare qualche disagio, chi perché divertito da tanta frenesia, tutti comunque ospitali e disposti, per qualche giorno, a lasciare che sia la musica a farla da padrona. E di musica, nelle tre ore e mezzo di concerto, ce n’è stata tanta, ma tanta davvero. Chi ha avuto modo di assistere alla data zero, il sound check aperto agli iscritti del fan club Il Blasco, e a cinquecento abitanti della zona, in qualche modo risarciti del disturbo con dei biglietti omaggio, aveva già avuto modo di apprezzare una scaletta che ha messo una dietro l’altra buona parte delle perle scritte da Vasco in quarant’anni, lasciando però ampio spazio a classici per i cultori, come Alibi, seconda ad arrivare, Sballi ravvicinati del terzo tipo, nella versione di qualche anno fa di Frank Nemola, Ieri ho sgozzato mio figlio, per non dire delle tante infilate nei medley, da quello rock posto alla fine del primo tempo, a quello acustico che apre il terzo tempo.