Sì, perché Modena Park ha tre tempi, anzi quattro, se si tiene conto anche della mezz’ora e passa dei bis. Un primo tempo dedicato agli anni Ottanta, seppur con incursioni nel decennio successivo, si veda Delusa, che apre il medley elettrico nel quale trovano spazio T’immagini, Mi piaci perché, Gioca con me, altro brano successivo, Stasera, Sono ancora in coma e Rock’n’roll show, anche questa degli anni zero. Un secondo tempo dedicato agli anni Novanta, aperto da Vivere una favola, brano del 1987 ma indicatore della strada che Vasco avrebbe intrapreso negli anni successivi, per poi proseguire con Non mi va, nel quale il rocker gioca a sfottere col pubblico il politico locale Giovanardi, che aveva parlato di orde di drogati pronti a invadere la città, Cosa vuoi da me, da Buoni o cattivi, del 2004, Siamo soli, del 2001, la nuova Come nelle nuvole, con uno Stef Burns particolarmente ispirato nel riproporre l’assolo che in studio è stato fatto da Massimo Varini, Vivere, Sono innocente, dall’ultimo album di studio, Rewind e un ritorno a Liberi Liberi. Poi un terzo tempo pensato come la summa di quanto fatto fin qui, con un medley di partenza, acustico, che vede l’inedita, dal vivo, Il tempo crea eroi, poi Una canzone per te, L’una per te, Ridere di te, Va bene, va bene così e Senza parole. Medley seguito dal rock che spettina di Gli spari sopra, di Stupendo, dalla già citata Sballi ravvicinati, nella versione di Rock, C’è chi dice no e Un mondo migliore, dalla raccolta Vasco non stop, particolarmente adatta a essere cantata in coro dal pubblico, e davvero impressionante se a cantarla sono duecentotrentamila persone all’unisono.
I Bis sono quelli che devono essere, I soliti, Sally, Siamo solo noi, Un senso, Vita spericolata, Canzone e l’immancabile Albachiara.
A fare da interpunzione tra un tempo e l’altro, anche per dar modo a Vasco di recuperare fiato e energie, due suite, chiamiamole così. Nella prima, che parte con le note dance di Ultimo domicilio conosciuto, non a caso un brano strumentale, ecco arrivare sul palco Maurizio Solieri, primo storico chitarrista di Vasco. Nella seconda è la volta di Andrea Braido, il chitarrista arrivato alla corte del nostro dopo la dipartita della Steve Rogers Band. Ma il primo ospite a salire sul palco era stato Gaetano Curreri, vecchio sodale già dai tempi di Punto Radio, con lui i due vecchi amici hanno fatto un mini medley al piano con Jenny, Silvia, La nostra relazione e Anima fragile, su cui si è aggiunta la band. Band che in questo concerto, come in tutti i concerti di Vasco, ha un peso importante, essendo stata messa insieme nel corso degli anni con la cura e l’amore dell’allenatore che sceglie solo quelli che ritiene i migliori giocatori per ciascun ruolo.