“Trend di eccezionale crescita” del flusso di segnalazioni di operazioni sospette all’Unità di Informazione Finanziaria per l’Italia (Uif) che lo scorso anno ha raggiunto quota 101.065 unità, un “livello oltre otto volte superiore a quello che si registrava alla costituzione della Uif”, istituita presso la Banca d’Italia a novembre 2007 e divenuta operativa a gennaio 2008. E’ quanto emerge dalla Relazione del Direttore dell’Uif, Claudio Clemente, tenuta lunedì in occasione della presentazione del Rapporto annuale sull’attività svolta nel 2016. Le segnalazioni “hanno riguardato transazioni sospette per un importo complessivo di oltre 88 miliardi di euro, più di 150 miliardi se si tiene conto anche delle operazioni solo tentate”, ha precisato il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco.
“Sono dati – si legge nella relazione – che testimoniano il cambiamento profondo nell’atteggiamento dei soggetti obbligati. Fino alla riforma del 2007 essi apparivano restii alla collaborazione, spesso trincerandosi dietro improprie motivazioni di lealtà verso il cliente o di eccessiva onerosità del sistema segnaletico”, segnala Clemente, evidenziando che l’Uif “si è adoperata per semplificare e rendere più agevole l’adempimento del dovere di segnalazione, per assicurare supporto agli operatori e per contribuire a sviluppare una diffusa cultura antiriciclaggio”. All’aumento delle segnalazioni, indica la relazione dell’Uif, ha contribuito “il protocollo d’intesa con il Consiglio Nazionale del Notariato che ha assicurato l’anonimato dei professionisti segnalanti. Analoghi effetti si attende produca il protocollo, sottoscritto nel 2016, con il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili“.
Quanto al contenuto delle segnalazioni, quelle di operazioni sospette di finanziamento del terrorismo sono state 741, più del doppio del 2015 e sei volte il 2014; oltre il 90 per cento di esse è stato ritenuto di interesse investigativo dal Nucleo Speciale di Polizia Valutaria; sono diversi i casi in cui le indagini hanno confermato i sospetti. In linea con le iniziative che si andavano definendo nell’ambito del Gafi, la Uif, si legge spiega la relazione, “ha diffuso nell’aprile del 2016 una comunicazione contenente indicazioni utili per potenziare le capacità dei soggetti obbligati di intercettare i sintomi del supporto finanziario al terrorismo”. Nel maggio 2016 l’Unità “ha attivato un portale internet dedicato alle modalità e alle caratteristiche del finanziamento del terrorismo che rappresenta una fonte di conoscenza di informazioni e documentazione, anche di provenienza estera e spesso di non immediata reperibilità”.
“I recenti episodi di terrorismo hanno confermato che i fallimenti più gravi dei sistemi di contrasto avvengono quando è carente la condivisione delle informazioni, prevalgono i particolarismi, si trascurano i segnali disponibili”, rimarca il documento. Con questa consapevolezza, la Uif “si è attivata per porre in essere, nei limiti delle sue competenze, ogni misura utile per prevenire e contrastare la minaccia terroristica e per supportare gli Stati colpiti nella individuazione delle tracce finanziarie degli attentatori e delle loro reti di sostegno che, in alcuni casi, presentavano collegamenti con l’Italia”.
Più di un terzo delle segnalazioni, in ogni caso, riguarda violazioni fiscali. C’è una “frequente presenza di interrelazioni soggettive e operative tra le diverse fattispecie criminali” ed è “il caso delle segnalazioni relative a sospette violazioni di norme fiscali e tributarie, che hanno rappresentato nel 2016 quasi il 36 per cento del totale”. Secondo la relazione spesso queste violazioni “sono il punto di arrivo di disegni volti al mero ottenimento di indebiti vantaggi fiscali. A volte, però, gli approfondimenti svelano che esse sono elementi di schemi molto più complessi e articolati, finalizzati al compimento di reati di altra natura, concepiti e realizzati nell’ambito di organizzazioni criminali ben strutturate“. Ne è esempio, prosegue l’Uif, “l’utilizzo delle false fatturazioni allo scopo di reimmettere nel circuito legale proventi derivanti da usura o da estorsione. Le false transazioni commerciali offrono alle imprese criminali anche la giustificazione di ingenti trasferimenti di denaro, che di frequente varcano i confini nazionali per poi, talvolta, rientrarvi dopo un’articolata serie di operazioni dirette a ostacolare la ricostruzione dei flussi finanziari tra i diversi nodi della rete”.
Sul versante dell’antiriciclaggio, le segnalazioni hanno segnato un aumento del 22,3 per cento rispetto al 2015 dovuto, in parte, alle circa 21 mila segnalazioni correlate direttamente o indirettamente a casi di adesione alla voluntary disclosure. Il trend crescente è proseguito anche nel primo semestre del 2017, nonostante la drastica riduzione delle segnalazioni connesse alla procedura di collaborazione volontaria.