Dopo la richiesta di archiviazione da parte della procura di Roma, Luciana Alpi, madre di Ilaria, ed il suo legale, Domenico D’Amati, proporranno opposizione perché non si chiuda con un nulla di fatto l’inchiesta sugli omicidi dell’inviata del Tg3 e dell’operatore Miran Hrovatin, e sui presunti depistaggi che avrebbero fatto da sfondo all’inchiesta giudiziaria. Piazzale Clodio, con provvedimento firmato dal pm Elisabetta Ceniccola e vistato dal procuratore Giuseppe Pignatone, ha sollecitato il gip ad archiviare il fascicolo scaturito dall’agguato avvenuto in Somalia il 20 marzo 1994 sostenendo non solo l’impossibilità di risalire al movente ed agli autori degli omicidi, ma anche che non sono emersi elementi che giustifichino l’ipotesi di depistaggi.
“Non è vero che non ci sono i moventi e le prove dei depistaggi, ce ne sono in abbondanza, non si vogliono leggere – è stato il commento dell’avvocato D’Amati all’Ansa – la procura ha sbagliato, ci sono responsabilità delle autorità italiane per come sono state condotte le indagini. Questo processo, fin dall’inizio, è stato destinato ad abortire”. La palla, dopo il deposito dell’istanza di opposizione, passerà al gip il quale, prima di decidere se debbano essere svolte altre indagini, dovrà fissare un’udienza ed ascoltare le ragioni di chi si oppone e quelle della procura.
Intanto si sono già mossi i legali di Hashi Omar Hassan, il somalo condannato a 26 anni per il duplice omicidio ed assolto in via definitiva il 19 ottobre scorso, dopo aver scontato quasi 17 anni di carcere, in un processo di revisione tenutosi davanti ai giudici della corte di appello di Perugia. Dodici milioni di euro è la cifra che gli avvocati Antonio Moriconi e Duale Douglas chiedono allo stato italiano per il loro assistito sotto forma di riparazione da errore giudiziario. Una cifra, quella invocata dai due penalisti, calcolata sulla base dell’ingiusta detenzione e dei danni morali, biologici e materiali patiti da Hassan.
L’uomo fu accusato dal connazionale Ahmed Ali Rage, detto Gelle, di essere uno dei componenti il commando che assassinò gli inviati del Tg3. Determinanti furono quelle dichiarazioni per la condanna di Hassan da parte della corte di assise di appello di Roma. Arrivato in Italia per testimoniare al processo, Gelle, che nel frattempo aveva trovato anche un impiego presso un’officina meccanica, scomparve improvvisamente alla fine del 1997. Fu rintracciato a Birmingham, in Inghilterra, da una giornalista di “Chi l’ha visto” e ammise di aver dichiarato il falso, ossia che non si trovava sul luogo del duplice omicidio e di aver accusato Hassan in quanto “gli italiani avevano fretta di chiudere il caso”. In cambio della sua testimonianza, precisò il somalo, ottenne la promessa che avrebbe lasciato il paese.