La sforbiciata riguarda il 20% del personale e il 30% della rete. Per circa 4.800 verrà attivato il fondo di solidarietà, il quarto da quando è iniziata la lunga crisi della banca senese.
Dopo il salvataggio, arrivano i tagli in casa Monte dei Paschi. Il giorno dopo il via libera della Ue al piano da 5,4 miliardi di euro di fondi pubblici per la banca senese, i vertici rendono noto il piano di ristrutturazione che punta al ritorno all’utile entro il 2021. Sono previsti 5.500 esuberi nel gruppo e la chiusura di 600 filiali. Una sforbiciata che sfiora il 20% del personale e il 30% del front office.
I tagli ai dipendenti saranno così ripartiti: 4.800 rientreranno nel quarto fondo di solidarietà attivato da Mps dall’inizio della crisi. In questo numero, hanno precisato i sindacati, sono comprese anche 600 persone già uscite a maggio. Ai quasi 5mila destinati al pre-pensionamento si aggiungono 750 da turnover fisiologico e 450 uscite legate alla cessione-chiusura di attività che riguardano la rete estera. Per questi dipendenti, spiega Sara Barberotti della First Cisl, non esiste un paracadute e quindi “avremo un problema“.
Il piano determinerà costi straordinari per circa 1,15 miliardi fino al 2021, quando sono previste circa 500 nuove assunzioni. Le filiali passeranno invece dalle duemila nel 2016 alle 1.400 previste tra quattro anni.
Gli esuberi saranno spalmati nel corso degli anni, data la preoccupazione dei sindacati riguardante la difficoltà di sostenere nel breve periodo un’ulteriore diminuzione dell’organico nelle filiali dopo i già pesanti tagli subiti negli ultimi cinque anni. Nel piano è prevista l’ulteriore ottimizzazione delle altre spese amministrative, che scenderanno del 26% (da circa 0,8 miliardi nel 2016, a meno di 0,6 miliardi di euro nel 2021) e qualificheranno la banca tra i migliori operatori del settore in termini di gestione e ottimizzazione dei costi.
Il piano di ristrutturazione è “prudenziale, con target realistici – ha detto l’ad di Mps, Marco Morelli, in conference call con gli analisti – Adesso abbiamo tempistiche e piano, abbiamo negoziato gli impegni con la Commissione europea. Questo fa sì che il piano sia ancora più gravoso e difficile, ma dà anche una spinta ulteriore”.