Non c’è pace per Papa Francesco. Archiviati, almeno per il momento, gli scandali della pedofilia con il “congelamento” del cardinale George Pell dal ruolo di prefetto della Segreteria per l’economia e il licenziamento del cardinale Gerhard Ludwig Müller dalla guida delle Congregazione per la dottrina della fede. Sulla scrivania di Bergoglio, però, resta ancora da risolvere il caso del festino gay a base di droga svoltosi nell’abitazione vaticana di monsignor Luigi Capozzi, segretario del cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i testi legislativi.

Quando la Gendarmeria Vaticana è entrata nella casa di monsignor Capozzi, all’interno del Palazzo dell’ex Sant’Uffizio, si è trovata davanti uno scenario sconvolgente che ha confermato le voci e le proteste dei vicini, quasi tutti cardinali, che abitano in quell’edificio. Da tempo, infatti, era stato notato e segnalato un insolito via vai di persone, nelle ore serali, dall’accesso principale del Palazzo dell’ex Sant’Uffizio che dà direttamente sul territorio italiano e davanti al quale non c’è nessun posto di blocco né della Gendarmeria Vaticana, né delle Guardie Svizzere come, invece, avviene in tutti gli altri ingressi della Città leonina.

Monsignor Capozzi, 50 anni, è nato a Salerno il 23 luglio 1967 ed è stato ordinato sacerdote ad Amalfi il 19 dicembre 1992. Incardinato nella diocesi di Palestrina, nel Lazio, è addetto di segreteria di seconda classe presso il Pontificio Consiglio per i testi legislativi dove svolge mansioni di segretario del cardinale Coccopalmerio. Il 7 maggio 2007 viene nominato Cappellano di Sua Santità e ciò gli vale il titolo di monsignore. Dopo lo scandalo che lo ha travolto è stato prima ricoverato presso la clinica romana Pio XI, poi ha trascorso un periodo di ritiro presso un monastero e attualmente si trova al Policlinico Gemelli di Roma. Significativa la citazione anonima con la quale si presenta su un social network: “La vita è troppo strana: ci vuole la tristezza per sapere cosa sia la felicità, il rumore per apprezzare il silenzio e l’assenza per valutare la presenza”.

Sulla vicenda che ha travolto monsignor Capozzi, che era stato anche proposto come vescovo, il Papa vuole che si faccia massima chiarezza. In molti in Vaticano ora si attendono che Francesco mandi finalmente in pensione il diretto superiore del prelato protagonista dello scandalo dei festini, ovvero il cardinale Coccopalmerio. Il porporato ha ampiamente superato i 79 anni, ben quattro in più dell’età canonica delle dimissioni, e da poco più di un decennio è alla guida del Pontificio Consiglio per i testi legislativi. Nativo di San Giuliano Milanese, un comune di 38mila abitanti della città metropolitana di Milano, l’infanzia del futuro cardinale si svolge a Sernio in Valtellina, paese originario della madre insegnante dove la famiglia sfolla durante la Seconda guerra mondiale. Dopo aver conseguito la maturità classica al liceo statale di Busto Arsizio, nel 1957 entra nel seminario arcivescovile ambrosiano presso la sede di Venegono Inferiore. Il 28 giugno 1962 viene ordinato presbitero nella Basilica di Sant’Ambrogio a Milano dall’allora cardinale arcivescovo Giovanni Battista Montini, che l’anno successivo sarà eletto al pontificato e assumerà il nome di Paolo VI.

La carriera ecclesiastica di Coccopalmerio procede abbastanza spedita così come la sua docenza di diritto canonico che lo vede tra i professori della Pontificia Università Gregoriana. Nel 1985 l’allora cardinale arcivescovo Carlo Maria Martini lo nomina pro-vicario generale dell’arcidiocesi ambrosiana e nel 1988 presidente della Commissione diocesana per l’ecumenismo e il dialogo. È proprio Martini, nel 1993, a consacrarlo vescovo ausiliare di Milano dopo la nomina decisa da san Giovanni Paolo II. In questa veste Coccopalmerio è affianco al porporato biblista per quasi un decennio fino al passaggio di consegne, nel 2002, con il nuovo arcivescovo di Milano, il cardinale Dionigi Tettamanzi. Coccopalmerio gli rimane accanto per cinque anni sempre come vescovo ausiliare fino a quando, nel 2007, Benedetto XVI lo nomina presidente del Pontificio Consiglio per i testi legislativi succedendo così al cardinale Julian Herranz Casado, cresciuto insieme al fondatore dell’Opus Dei san Josemaria Escrivá.

Nel concistoro del 18 febbraio 2012 Coccopalmerio riceve la berretta rossa dalle mani di Joseph Ratzinger e così entra a far parte del Collegio cardinalizio. In Vaticano si raccontano di alcuni momenti di tensione vissuti con l’allora Segretario di Stato del Papa tedesco, il cardinale salesiano Tarcisio Bertone. Così come di una certa ritrosia di Coccopalmerio a lasciare il suo incarico di capo dicastero della Curia romana e andare in pensione benché abbia ampiamente superato l’età delle dimissioni. Recentemente, infatti, il porporato ha dato alle stampe un volumetto, edito dalla Libreria Editrice Vaticana, nel quale spiega il capitolo ottavo, quello contenente le aperture ai divorziati risposati, dell’esortazione apostolica di Francesco, Amoris laetitia. Coccopalmerio si schiera totalmente a favore del Papa contro i quattro cardinali, capeggiati da Raymond Leo Burke, che contestano apertamente il documento di Bergoglio. Un tentativo, secondo quanto affermano nei sacri palazzi, di restare ancora in sella almeno fino agli 80 anni, età in cui, come prevede il Codice di diritto canonico, per i porporati cessano tutti gli incarichi nella Curia romana insieme al diritto di eleggere il Papa in conclave.

Twitter: @FrancescoGrana

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