Atti alla Corte costituzionale o archiviazione dell’indagine? Il gip di Milano, Luigi Gargiulo, deciderà entro una settimana quale sarà il destino dell’indagine su Marco Cappato, l’esponente radicale accusato di aiuto al suicidio per aver accompagnato qualche mese fa in Svizzera Dj Fabo per praticare il suicidio assistito. L’eccezione di legittimità costituzionale dell’articolo 580 del codice penale, quello appunto relativo all’istigazione o all’aiuto al suicidio, è stata sollevata da Procura e difesa. L’udienza è durata pochi minuti. Lo scorso maggio il giudice non aveva accolto la richiesta di archiviazione del caso proposta dai pm Tiziana Siciliano e Sara Arduini e aveva convocato le parti. Il giudice, che nei giorni scorsi ha ricevuto le memorie depositate dai pm e dagli avvocati Massimo Rossi e Francesco Di Paola con le quali si chiede di archiviare o di eccepire l’illegittimità costituzionale della norma, si è limitato a dire che uscirà con il suo provvedimento entro sette giorni.
Lo scorso maggio i pm con la richiesta di archiviare l’indagine hanno sostenuto che Cappato non ha commesso reato ma ha aiutato una persona a esercitare il diritto individuale. Il diritto alla dignità e, quindi, all’autodeterminazione che, in questo caso prevale sul diritto alla vita e che “impone l’attribuzione a Fabiano Antoniani”, da anni cieco e paralizzato per un incidente stradale ma nel pieno delle sue facoltà mentali, e “a tutti gli individui che si trovano nelle medesime condizioni – si legge nella richiesta – di un vero e proprio ‘diritto al suicidio”. I pm hanno anche proposto di interpellare la Consulta sulla compatibilità della norma “con i principi fondamentali di dignità della persona umana e di libertà dell’individuo, garantiti tanto dalla Costituzione italiana quanto dalla convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali”.
Sulla stessa linea i difensori di Cappato, gli avvocati Massimo Rossi e Francesco Di Paola che nella loro memoria hanno insistito con l’archiviazione dell’indagine o in alternativa hanno chiesto al giudice Gargiulo di valutare di porre la questione di legittimità. I due legali, nella loro memoria citano parecchi casi simili che si sono verificati all’estero e che hanno fatto giurisprudenza soprattutto a livello internazionale e ritengono la norma “irragionevole” ed “eccessivamente rigida” anche “perché non distingue situazioni molto diverse, quali quelle di chi può porre fine alla vita limitandosi a rifiutare le cure”, come il caso di Eluana Englaro e “di chi, invece, ha bisogno di un aiuto esterno per porre fine alla propria vita”. Per i due legali “si rischia così di creare una discriminazione paradossale e beffarda tra chi ha la ‘fortuna’ di poter porre fine alla vita solo esprimendo la volontà di rifiutare un trattamento e chi, di contro, pur essendo in analoghe condizioni (…) ha necessità di un aiuto per porre fine alla propria vita”.
“Oggi abbiamo rivendicato l’aiuto dato a Fabo perché era un suo diritto e un nostro dovere” si è limitato a dire Marco Cappato al termine dell’udienza. Uno dei legali di Cappato, Massimo Rossi, ha spiegato che il reato di istigazione o aiuto al suicidio “è frutto di un periodo storico particolare, il Ventennio in cui c’era il regime totalitario. Allora c’era l’idea che lo Stato era padrone del nostro corpo. Oggi, con la Carta Costituzionale, le cose vanno inquadrate in modo diverso e si può dire che Marco Cappato ha aiutato una persona ad esercitare un diritto costituzionalmente riconosciuto”. “Abbiamo confermato davanti al Gip l’aiuto fornito a Fabo, rivendicando come fosse un diritto di Fabo interrompere quella sofferenza, e dunque un nostro dovere aiutarlo. Attendiamo ora le decisioni della giustizia”, ha poi scritto Cappato in un comunicato dell’Associazione Luca Coscioni. “La lotta di Fabo – ha aggiunto Cappato – aveva aiutato la Camera dei Deputati a porre fine alla politica dei rinvii e ad approvare almeno la legge sul biotestamento. Purtroppo, ora dobbiamo constatare che il Senato ha rinviato tutto al 25 luglio, senza dunque avere il tempo di votare prima dell’estate. Evidentemente, l’obiettivo è far saltare la legge anche per questa legislatura”.