In una lunga intervista al giornale tedesco Welt am Sonntag, il fondatore di Microsoft spiega che "più sei generoso, più il mondo se ne accorgerà e alla fine questo motiverà più persone a lasciare l’Africa". A gennaio 2016 aveva eloggiato il "modello Merkel". L'invito agli Stati del vecchio continente è chiaro: "Favorire lo sviluppo con ingenti stanziamenti"
“Da una parte tu puoi mostrare generosità e accogliere i rifugiati, ma più sei generoso, più il mondo se ne accorgerà e alla fine questo motiverà più persone a lasciare l’Africa“. Per questo, l’Europa “deve rendere più difficile per gli africani raggiungere il continente attraverso le attuali rotte di passaggio”. E, allo stesso tempo, visto che “la tumultuosa crescita demografica in Africa diventerà un’enorme pressione migratoria sull’Europa”, gli Stati dovrebbero “aumentare in modo consistente gli aiuti allo sviluppo alle terre d’oltremare”.
Un anno dopo l’apprezzamento espresso nei confronti del modello di accoglienza di Angela Merkel e della Svezia, Bill Gates fa marcia indietro e spiega in una lunga intervista al giornale tedesco Welt am Sonntag che l’Europa dovrebbe inizia ad agire in maniera coordinata e importante per evitare d’essere “sommersa” dagli africani in fuga dai loro Paesi. Eppure all’inizio del 2016 il fondatore di Microsoft aveva elogiato la cancelliera e spiegato che “gli Stati Uniti dovrebbero seguire il loro esempio”. Su un punto del modus operandi della Germania Gates non arretra: la generosità nei confronti dei Paesi africani e asiatici, ai quali devolve lo 0,7% del Pil: “E’ fenomenale – ha detto il magnate americano – Altri Stati europei dovrebbero fare lo stesso”. Anche perché l’Europa non è “in grado di far fronte alle persone che in Africa sono già pronte a partire”.
E Gates ha titolarità per parlarne, conoscendo molto bene il problema. Dal 2000, infatti,è attivo con la sua Bill&Melinda Gates Foundation in Africa. In 17 anni ha investito decine di miliardi di dollari in sostegno all’agricoltura, formazione professionale, progetti sanitari e sociali. Un dato per tutti: nel 2015, la fondazione ha speso 5,1 miliardi nei Paesi africani, mentre l’Unione Europea ha stanziato 2,4 miliardi per “cooperazione e sviluppo”.