Bisogna risolvere il problema adesso, è vero, ma perché da anni lasciamo inevase alcune domande: perché la gente scappa dai propri paesi verso l’Europa e come mai non puntiamo a risolvere a monte la questione dell’immigrazione?

E’ un dato di fatto che la maggior parte delle persone fugga dall’Africa, il continente con il più alto tasso di povertà al mondo e, per paradosso, le più grandi riserve di ricchezza in termini di materie prime. Bill Gates, imprenditore e filantropo, ha detto alcune cose giuste in una recente intervista a un giornale tedesco: “Dobbiamo investire nel benessere di questi paesi ma non dimostrarci generosi nell’accoglienza, altrimenti si incentiverà il flusso di arrivi”. Il fatto è che la generosità dell’Europa si è manifestata troppo spesso in senso inverso. Un esempio è il coltan: un minerale ampiamente utilizzato nella produzione di cellulari e computer, che viene estratto dai bambini nelle miniere del Congo e pagato quattro soldi dalle grandi aziende d’elettronica, alimentando così un circolo vizioso ed atroce.

La nostra generosità, invece, dovrebbe essere quella di smettere di vendere armi, ad esempio alla Somalia; finire di sostenere élite locali che fanno affari con i nostri governi impoverendo le loro popolazioni; costruire una politica estera e un paternariato comune; pagare il lavoro e le risorse degli ‘altri’ in maniera giusta e non portando avanti una sorta di colonialismo economico. Può sembrare utopia o un discorso terzomondista: così non è. La verità è che le misure adottate fino a questo momento hanno alimentato le tensioni sociali che registriamo a casa nostra e l’immigrato è diventato uno strumento di consenso politico. Il mondo sembra ancora diviso in due categorie, a sud ‘i dannati della terra’ e a nord ‘i fortunati’.

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