Stati Uniti all’attacco di Russia e Cina per il loro no a una risoluzione dell’Onu su nuove sanzioni alla Corea del Nord dopo il lancio, due giorni fa, di un missile intercontinentale. Nel corso di un’accesa riunione del Consiglio di sicurezza convocata d’urgenza su richiesta di Washington, l’ambasciatrice americana al Palazzo di Vetro, Nikki Haley, ha accusato Mosca e Pechino di “tenere per mano” il leader nordcoreano Kim Jong-un. Il vice rappresentante permanente della Russia all’Onu Vladimir Safronkov ha sostenuto che “le sanzioni non risolveranno la crisi nordcoreana e non possono essere la soluzione” ma si è sentito rispondere che “se la Russia non vuole sostenere misure più severe contro Pyongyang deve mettere il veto alla bozza di risoluzione” che presenterà nei prossimi giorni. Ma in questo caso, gli Stati Uniti “andranno per la loro strada”.
Con il test di un Icmb, Pyongyang “sta velocemente chiudendo la possibilità di una soluzione diplomatica“, ha ammonito la Haley, avvertendo che Washington potrebbe ricorrere alle “nostre considerevoli forze militari se dovremo, anche se preferiamo non andare in questa direzione”. Nel corso della riunione di ieri a New York, l’Italia – che siede al Consiglio di Sicurezza – ha condannato nei termini più forti l’ultimo test missilistico nordcoreano, che rappresenta “una chiara, seria e crescente minaccia alla sicurezza internazionale ed al regime globale di non proliferazione”. “In questo contesto – ha detto il rappresentante italiano all’Onu, Sebastiano Cardi – l’Italia è pronta a lavorare con tutte le parti coinvolte su misure restrittive aggiuntive e significative”.
Safronkov ha poi aggiunto che “Russia e Cina condividono la preoccupazione di una escalation nella penisola coreana”, ma ha anche sottolineato che “la possibilità dell’uso della forza militare deve essere esclusa”. L’ambasciatore russo ha poi ribadito la proposta di una moratoria portata avanti con la Cina, secondo cui per far ripartire il negoziato la Corea del Nord dovrebbe fermare i piani missilistici e nucleari, a fronte dello stop di Washington e Seul alle esercitazioni militari.