I pm avevano chiesto l'archiviazione, ma il giudice ha respinto la richiesta. Il tesoriere dell'associazione Coscioni: "Così finirà sotto processo una legge fascista"
Marco Cappato andrà a processo. Il gip di Milano Luigi Gargiulo ha disposto l’imputazione coatta l’esponente dei Radicali che ha accompagnato in Svizzera il dj Fabo per la pratica del suicidio assistito. La Procura dovrà quindi chiedere il rinvio a giudizio per il radicale che è accusato di aiuto al suicidio. Lo ha reso noto lo stesso esponente sui social. In precedenza i pm avevano chiesto di archiviare la posizione di Cappato sostenendo che il suo fu “un aiuto a esercitare diritto alla dignità” e che il suicidio assistito “non viola il diritto alla vita”. Per il giudice non è così. Anzi, secondo il giudice Cappato non solo avrebbe agevolato il suicidio di Fabo ma avrebbe avrebbe anche “rafforzato” la volontà dell’uomo di togliersi la vita. Nel decreto il giudice Gargiulo ritiene che Cappato vada mandato a processo per il reato dell’articolo 580 del codice penale in quanto, avendo prospettato a Dj Fabo, che era cieco e tetraplegico per un incidente stradale, una dolce morte qualora si fosse rivolto a una struttura svizzera, non solo lo avrebbe aiutato a morire ma avrebbe rafforzato “l’altrui proposito di suicidio”. “Sicuramente il fatto che il gip non abbia tenuto conto del dubbio di legittimità costituzionale della norma che prevede l’istituzione e l’aiuto al suicidio ci dispiace” dice l’avvocato Filomena Gallo, legale di Cappato e pure lei esponente radicale.
Cappato si era detto pronto ad affrontare un processo. Tanto che oggi in una nota fa sapere che “rispetta” la scelta del giudice per le indagini preliminari. “Quando ho accettato la richiesta di Fabo – si legge – sapevo di andare incontro al rischio di essere processato”. L’esponente radicale spiega così la sua azione di disobbedienza civile: il processo “sarà l’occasione per difendere il rispetto della libera e consapevole scelta di Fabo” di interrompere una condizione per lui insopportabile. Sarà poi il momento “per processare una legge approvata in epoca fascista che, nel nome di un concetto astratto e ideologico di vita, è disposta a sacrificare e calpestare le vite delle singole persone in carne ed ossa”.
Intanto il provvedimento sul testamento biologico è ancora al Senato e aspetta di essere votato il 25 luglio, a ridosso della pausa estiva del Parlamento. E dopo lo slittamento del 27 giugno. In Commissione attendono oltre 3 mila emendamenti presentati da partiti prevalentemente clericali. Sul tema Cappato denuncia l’incapacità della “politica ufficiale di assumersi le proprie responsabilità”.