“Nessun problema a sottopormi al test del capello. L’ho già fatto ma non credo debba essere esteso alla giunta e al consiglio regionale. Non facciamo un lavoro per il quale è necessario”. L’assessore al Welfare della Regione Lombardia dopo le polemiche nate sulla proposta di effettuare l’esame nelle scuole risponde così a chi ha alzato le barricate contro l’iniziativa del Pirellone. L’idea era stata presentata dall’ex campionessa di sci Lara Magoni, eletta nella lista Maroni ed era stata accolta dallo stesso Gallera con entusiasmo. Immediata la reazione degli avversari politici e del mondo della scuola. In Rete c’era persino chi aveva ridicolizzato l’iniziativa con “lo facciano loro, i politici”.
Una provocazione alla quale l’assessore risponde: “La questione è un’altra. Ci sono persone che per l’attività che devono compiere, penso ai sanitari, non possono assumere stupefacenti. Non penso che un giornalista debba essere giudicato per la vita che fa ma per quello che scrive mentre un medico che deve entrare in sala operatoria deve essere lucido”. Una frase che giustifica anche il fatto che a detta di Gallera il test del capello non debba essere fatto agli organi istituzionali.
Sul caso era intervenuta anche Sel che aveva definito la proposta “una misura improponibile” ribadendo che “il contrasto all’uso di sostanze stupefacenti si realizza attraverso la costruzione di un rapporto tra docenti, genitori e studenti che sia fondato sulla fiducia e sull’informazione”. E anche Sara Valmaggi del Partito Democratico su Repubblica aveva dichiarato: “La Regione dovrebbe piuttosto investire sulla prevenzione e sulla riduzione del danno, finanziando in modo adeguato i servizi pubblici di prevenzione a tutte le dipendenze, e dare continuità agli interventi di strada ancora considerati sperimentali effettuati dalla cooperazione sociale”.
Polemiche rispedite al mittente da Gallera: “A chi ha alzato subito le barricate dico che il tema del contrasto alle sostanze stupefacenti deve vederci tutti responsabilizzati. Se qualcuno frequentasse le scuole o le comunità terapeutiche si renderebbe conto di cos’è la piaga della droga”. Una risposta lapidaria che non lascia molto spazio al dialogo. L’assessore al Welfare resta convinto della proposta fatta dalla consigliera Magoni.
Nei fatti l’iniziativa nata al Pirellone sembra non aver dietro ancora alcun progetto ma essere solo un’idea che troverebbe difficile realizzazione. Quando si chiede all’assessore Gallera di definire meglio cosa ha in testa Regione Lombardia non si trova risposta: “Non sappiamo come potrebbe essere realizzato il progetto. Va tutto verificato ad un tavolo con insegnanti e genitori dove fare un percorso con il coinvolgimento di psicologi. L’iniziativa è stata pensata per alcune scuole dove si può avviare una sperimentazione – spiega – Non sarà un test generalizzato, necessario per iscriversi. Non è questa la definizione sulla quale ci stiamo approcciando. Non abbiamo parlato ancora con il Garante della Privacy al quale non abbiamo chiesto nulla”.