Gli azionisti delle due popolari venete non erano “speculatori” bensì “piccoli risparmiatori, la cui fiducia è stata tradita”. Per questo anche loro, come gli obbligazionisti subordinati, devono essere risarciti. A sostenerlo, in una lettera inviata al presidente del Consiglio, ai presidenti di Camera e Senato e al segretario del Pd Matteo Renzi, è il sindaco di Vicenza Achille Variati.
“Egregio Presidente, inizia domani, prima alla Camera e poi al Senato, la discussione per la conversione del Decreto Legge 99/2017 sulle Disposizioni urgenti per la liquidazione coatta amministrativa di Banca popolare di Vicenza Spa e di Veneto Banca Spa. La crisi delle due banche venete, tra responsabilità degli amministratori e di chi avrebbe dovuto controllare, ha generato una situazione gravissima a livello economico e sociale. In particolare, a subire gli effetti peggiori sono gli azionisti delle due banche poste in liquidazione, un vero e proprio popolo non di speculatori ma di risparmiatori, spesso piccoli risparmiatori, la cui fiducia è stata tradita. Si tratta quindi, senza mezze parole, di cittadini truffati che ora si ritroverebbero, con questo Decreto, azionisti di una banca liquidata”, è l’incipit della missiva spedita dal primo cittadino vicentino.
“Il Decreto, così come proposto dal Governo, per gli azionisti-risparmiatori non prevede nulla. Anzi, ha l’effetto di una pietra tombale su qualsiasi concreta speranza di risarcimento per la truffa subita“, continua Variati, lanciando quindi la sua richiesta all’esecutivo e ai presidenti di Montecitorio e Palazzo Madama. “In qualità di Sindaco di Vicenza, città sede dell’omonima Banca Popolare, e di presidente dell’Unione delle Province Italiane, interpretando il pensiero di tanti amministratori di diverse regioni d’Italia, chiedo che il Decreto venga cambiato considerando, oltre gli interessi e la tenuta del sistema bancario italiano, anche i diritti legittimi degli azionisti-risparmiatori. La questione non può e non deve essere chiusa con le norme proposte perché rappresenterebbe un’iniquità di trattamento fra soggetti diversi che non può e non deve essere sancita dal Parlamento. Ricordo infatti che l’articolo 47 della Costituzione sancisce il dovere di tutela del risparmio in tutte le sue forme”, è la conclusione della lettera del sindaco del Pd.
In realtà,però gli azionisti di Pop Vicenza e Veneto Banca di fatto hanno visto sfumare il proprio investimento già lo scorso anno: la mala gestione dei due istituti, i cui ex numeri uno Gianni Zonin e Vincenzo Consoli sono indagati per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza, ha fatto crollare i prezzi dei titoli a pochi centesimi dai 62,5 euro (per Popolare di Vicenza) e 40,75 euro (Veneto Banca) dei tempi d’oro. E all’inizio dell’anno il 70% ha accettato il (magro) risarcimento offerto dal fondo Atlante impegnandosi in cambio a non fare causa.