“Non determina la costituzione o il rafforzamento di una posizione dominante“. Ma soprattutto era”comprovata” la “mancanza di interesse all’acquisizione dei rami di impresa in questione da parte di altri operatori di mercato”. E’ con queste motivazioni che l’Antitrust ha dato il via libera alla vendita a Intesa Sanpaolo per il prezzo simbolico di 1 euro della parte sana di Popolare di Vicenza e Veneto Banca, sancita dal decreto del 25 giugno. L’operazione in esame, secondo l’authority, non crea restrizioni della concorrenza. E la scelta del gruppo guidato da Carlo Messina è stata quasi obbligata perché non c’erano altri gruppi interessati. Affermazione che però smentisce il governo: il decreto infatti recita che prima di scegliere Intesa è stata svolta una “procedura aperta, concorrenziale, non discriminatoria di selezione dell’offerta di acquisto più conveniente” tra diversi operatori.

In ogni caso, l’Autorità “delibera di non avviare l’istruttoria”. Per quel che concerne la valutazione dell’impatto concorrenziale dell’operazione, si legge nella nota, “in ragione delle attività svolte dalle società oggetto di acquisizione, si osserva che la stessa interessa diversi mercati, in oltre 90 ambiti territoriali, ricompresi nel settore bancario tradizionale (impieghi e raccolta), nonché nel settore del risparmio gestito e amministrato, dell’emissione di carte di credito e di debito, nonché alcuni mercati dei settori assicurativi vita e danni, in numerose regioni e province italiane”. Poi si evidenziano “il contesto e le peculiarità dell’operazione, tra le quali il rischio di una contrazione dell’offerta in assenza della medesima, vista la comprovata mancanza di interesse all’acquisizione dei rami di impresa in questione da parte di altri operatori di mercato”.

“Nella valutazione complessiva dell’Operazione” l’Antitrust sottolinea inoltre “la marginalità delle quote post-merger nella maggior parte dei mercati interessati, ovvero la marginalità dell’incremento, nonché le specificità riscontrate nei mercati in cui le quote detenute dalle parti risultano significative, senza che ciò si traduca in un reale potere di mercato delle stesse”. Nell’ambito della raccolta l’attività di Intesa, Veneto Banca e Popolare di Vicenza “si sovrappone in circa 90 province, in particolare del Centro-Nord nella quasi totalità delle quali le quote di mercato dell’entità post-merger saranno in generale inferiori al 30%, con incrementi che risultano comunque di portata ridotta, generalmente inferiori al 5%”.

“Nelle province nelle quali la sovrapposizione delle quote appare più significativa si registra – si sottolinea nel bollettino – la presenza di numerosi e qualificati concorrenti, quali Unicredit, Bnl e il Gruppo Crédit Agricole, che detengono una posizione di mercato, anche in termini reputazionali, suscettibile di disciplinare le dinamiche competitive”.

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