Il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo ha notificato nelle settimane scorse l’avviso di chiusura indagini nei confronti di otto persone tra cui l’imprenditore Giuseppe Cutrupi, il suo factotum Antonio Modafferi, i dipendenti del Genio civile Paolo Abagnato e Marcello Sterrantino, l’ex dirigente del comune Pasquale Crucitti
Pubblici ufficiali, imprenditori, dipendenti del Genio civile, ex dirigenti del comune di Reggio Calabria da poco in pensione. La procura di Reggio Calabria ha chiuso l’inchiesta sulla cricca degli appalti. Il business era l’erosione delle coste e fruttava milioni di euro. Il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo ha notificato nelle settimane scorse l’avviso di chiusura indagini nei confronti di otto persone tra cui l’imprenditore Giuseppe Cutrupi, il suo factotum Antonio Modafferi, i dipendenti del Genio civile Paolo Abagnato e Marcello Sterrantino, l’ex dirigente del comune Pasquale Crucitti. Per loro e per altri indagati, nel 2013 la procura aveva chiesto l’arresto che però, dopo tre anni, è stato rigettato dal gip perché era passato troppo tempo e non c’erano più le esigenze di custodia cautelare.
L’inchiesta, coordinata in una prima fase anche dal pm Sara Ombra (oggi in servizio a Milano), era molto più ampia e, se non fosse intervenuta la prescrizione per alcuni reati fine, oggi avrebbe coinvolto oltre 20 persone tra cui comandanti di stazioni del corpo forestale, funzionari amministrativi della capitaneria di porto, dirigenti della provincia di Reggio. La Procura lo ha definito un “collaudato sistema affaristico”. In sostanza si tratta di “un’associazione per delinquere costituita da imprenditori operanti nel settore della realizzazione e manutenzione di opere marittime, dipendenti pubblici e privati infedeli e corrotti che hanno costituito un vero e proprio cartello di imprese in cui i legali rappresentanti o referenti si accordavano tra loro per scambiarsi preventivamente le informazioni relative alle singole gare d’appalto”.
La “cricca” era collaudata: gli indagati prima “carpivano illecitamente gli importi di ‘ribasso’ offerti dalle altre partecipanti” e poi, “con la complicità dei pubblici funzionari, pienamente consapevoli di ciò, facevano partecipare a ciascuna gara di appalto il maggior numero di imprese collegate tra loro”. Il calcolo delle medie ponderate faceva il resto e l’appalto veniva vinto sempre dalla “Mareco Costruzioni srl” o dall’ “Impresasud srl”.
Il dominus di tutto era Giuseppe Cutrupi. O vinceva l’appalto o gestiva i subappalti, comunque solo lui svolgeva i lavori di sistemazione delle coste. Il suo nome e quello della moglie Pasqualina Nocera (proprietaria della “Mareco”) erano finiti alla fine degli anni novanta in alcune informative della questura nell’ambito dell’inchiesta sulla cattura del latitante Giuseppe Morabito, detto “u Tiraddrittu”. “Amministratori di enti pubblici, impiegati della pubblica amministrazione, responsabili di organi di controllo e accordi spartitori con gli altri imprenditori del settore – scrivono i pm nelle carte inserite nel fascicolo dell’inchiesta – hanno consentito al gruppo Mareco-Impresasud di consolidare un vero e proprio monopolio nei lavori della difesa costiera nel tratto compreso tra i comuni di Reggio Calabria e Bova Marina”.
Grazie alle intercettazioni telefoniche e ambientali, i magistrati sono riusciti a scoprire come i finanziamenti concessi dall’Unione europea per la protezione dalle mareggiate della linea ferroviaria siano stai utilizzati addirittura per costruire opere in difesa di una villetta privata di un ingegnere. Per la procura della Repubblica non ci sono dubbi: “Ci sono stati preventivi accordi per ‘pilotare’ le aggiudicazioni delle singole gare d’appalto”.
Chiunque se lo aggiudicava, a festeggiare era sempre Cutrupi. Ed è lui, infatti, che informava i formali vincitori dei bandi sull’esito delle gare d’appalto. “Le devo fare gli auguri” dice un giorno a un imprenditore di Napoli che non sapeva neanche di essersi aggiudicato i lavori di messa in asse, ricarica ed irrobustimento di un tratto di scogliera nel Comune di Montebello Jonico. “Perché?”. “È rimasto aggiudicatario di una gara qui a Reggio”. “Io?”. “Si”. “Eh… evidentemente voi mi portate fortuna, significa che il vostro materiale porta bene e mi farete qualche altra fornitura sempre che siete liberi… di…”. “L’aria di Reggio le porta bene”.
Per i lavori che riguardavano il comune di Reggio, inoltre, Cutrupi avrebbe goduto della benevolenza del dirigente Crucitti. Quest’ultimo nel 2009 era stato gambizzato e di lui, qualche anno fa, aveva riferito il colonnello Valerio Giardina, ex capo del Ros di Reggio oggi comandante provinciale di Bologna. Durante il dibattimento del processo “Meta” (nato dall’inchiesta che ha portato nel 2008 alla cattura del boss Pasquale Condello), l’ufficiale dei carabinieri lo ha descritto “come fondamentale per realizzare il perverso circuito illecito dell’assegnazione degli appalti”.
Secondo il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo che ha firmato l’avviso di conclusione indagini sulla “cricca”, l’ingegnere Crucitti aveva il “compito di assicurare, quale pubblico ufficiale, la costante copertura alle ditte del Cutrupi, omettendo di rilevare la illecita partecipazione alle gare di più imprese sostanzialmente collegate, la fraudolenta esecuzione delle opere appaltate e l’esecuzione di opere in violazione alla disciplina del subappalto”. Una figura che fa il paio, quindi, con un’altra intercettazione registrata dal Ros e in cui un imprenditore reggino si lamentava del comportamento di Crucitti con Domenico Barbieri, un altro imprenditore condannato per mafia. Secca la risposta di quest’ultimo: “Non posso permettermi di appoggiarti e di entrare in contrasto con Crucitti e il suo entourage, perché non dispongo di altre amicizie”.