Sull'Appennino reggiano, i 200 residenti si sono opposti all'arrivo dei migranti. Il sindaco: "C’è chi teme che questi arrivi possano mettere in discussione la tranquillità e il tessuto economico cittadino". La Pro Loco, che ha ospitato l'assemblea dei cittadini: "Abbiamo vissuto la crisi, qualsiasi tipo di questione possa intervenire sul territorio è vista come una difficoltà aggiuntiva non gradita"
Avrebbero dovuto essere ospitati all’interno di un appartamento messo a disposizione da un privato, invece i 4 richiedenti asilo destinati ad alloggiare a Marola, piccola ma apprezzata località turistica dell’Appennino reggiano, saranno collocati altrove. “Come Comune avevamo siglato un accordo con l’associazione che li ha in carico, il Ceis, il Centro italiano di solidarietà, per coinvolgerli in attività lavorative socialmente utili – racconta Tiziano Borghi, sindaco di Carpineti, a cui la frazione fa capo – ma quando in città si è saputo che sarebbero arrivati sono comparsi i primi cartelli ‘no profughi a Marola’, e poi a fine giugno, durante un’assemblea cittadina molto accesa, l’accoglienza è stata contestata”.
A opporsi all’arrivo dei richiedenti asilo, spiega Borghi, sono stati alcuni dei 200 residenti di Marola, ma soprattutto molti villeggianti, persone, cioè, che durante l’anno vivono in città e che nella frazione reggiana vanno in vacanza, proprietari di una seconda casa o turisti. “Da un lato posso capire che qualcuno esprima qualche preoccupazione perché ciò che non si conosce può fare paura, ed ero pronto a dare risposte – spiega il sindaco di Carpineti – tuttavia non sono valse a nulla. A Marola c’è chi teme che questi arrivi possano mettere in discussione la tranquillità e il tessuto economico cittadino”. Ora il Ceis cercherà per i richiedenti asilo una nuova sistemazione, magari nella frazione di Casina, che già ospita 5 profughi, o a Carezza, dove ne risiedono attualmente 31.
“Ma non è una questione di razzismo”, precisa Vittorio Malvezzi, della Pro loco di Marola, l’associazione che ha ospitato l’assemblea cittadina che ha determinato lo stop all’arrivo dei richiedenti asilo. “In questi anni abbiamo dovuto fare i conti con la crisi, con lo spopolamento, e tutte le risorse che abbiamo servono allo scopo di rimetterci in piedi, per questo al momento qualsiasi tipo di questione possa intervenire sul territorio è vista come una difficoltà aggiuntiva non gradita”.
Composta da circa 200 residenti e poco meno di 800 alloggi, sproporzione legata alla sua natura di località turistica, la frazione negli anni ha vissuto un lento ma inesorabile processo di desertificazione demografica, e a oggi nella cittadina mancano diversi servizi fondamentali, tra i quali la farmacia e la scuola, con il medico passa due volte la settimana e la fermata del pullman più vicina che si trova a 2,5 chilometri. “Tutti i nostri sforzi sono volti al rilancio di Marola, le amministrazioni devono capirlo, qualsiasi altro inserimento che comporti costi e spese e che non sia volto al rilancio del territorio non è pensabile”.
Secondo alcuni cittadini e villeggianti di Marola, poi, c’è un altro problema quando si parla di profughi da accogliere: “Le associazioni qui sono tutte composte da volontari che lavorano, quindi come potremmo coinvolgere i profughi in attività continuative?”. I richiedenti asilo destinati alla frazione, grazie a un appartamento messo a disposizione da un privato e affidato a scopo di accoglienza dal Cesi, erano solo quattro. “Certo – obiettano gli abitanti dell’Appennino – ma se se ne aggiungessero altri perché altre persone decidono di affittare la propria casa a una cooperativa? I problemi gestionali aumenterebbero, le nostre case potrebbero svalutarsi. La comunità vuole proteggere il proprio tessuto economico e turistico”. E qualcuno, in assemblea, ha dichiarato anche che “le donne, soprattutto, si sentirebbero meno sicure”.
“Non siamo contro l’accoglienza in generale – ribadisce Malvezzi – abbiamo semplicemente espresso delle perplessità che non credo riguardino solo noi. Questa è una questione di buon senso, e in assemblea si è cercato di evidenziare tutte difficoltà, sia per ragazzi, che qui non avrebbero nemmeno la rete wi-fi per contattare i loro famigliari, sia per la frazione. Qui nessuno è razzista, nel modo più assoluto“.
Tuttavia, secondo il sindaco di Carpineti, in paese non tutti sono contrari all’accoglienza dei richiedenti asilo: “Ho ricevuto diverse manifestazioni di solidarietà in seguito all’assemblea – racconta – per via di come sono andate le cose”. E se, fa sapere Borghi, in futuro la questione verrà riaperta, c’è chi, soprattutto tra i 200 residenti della frazione di Marola, scuote il capo, e giudica la ferma opposizione manifestata in assemblea “esagerata”. “In fondo – è stato il commento di qualche residente – erano solo 4 ragazzi”.