Stando alla relazione annuale dell'autorità solo il 12% delle famiglie ha accesso a una connessione ad altissima velocità. E il web viene usato solo dal 60% della popolazione, anche se con forti differenze tra generazioni: nella fascia più anziana (65-74 anni) solo 33 su 100 accedono a Internet, nella fascia 14-34 anni la percentuale sale al 92%
La banda ultralarga lo scorso anno è arrivata a raggiungere il 72% delle case italiane, un notevole balzo in avanti rispetto al 41% del 2015. Ma le famiglie abbonate a una connessione superveloce sono solo il 12%: un dato che lascia l’Italia al 25esimo posto nell’Unione europea. La media, nel continente, è del 37%. Peggio ancora, siamo penultimi nella Ue per percentuale della popolazione che usa il web: solo il 60%, nonostante un aumento del 3% rispetto all’anno prima. E’ quello che emerge dalla relazione annuale dell’Agcom presentata alla Camera dal presidente dell’Autorità Angelo Marcello Cardani.
Allo sviluppo delle reti, ha sottolineato Cardani, non sempre corrisponde una maggiore penetrazione dei servizi, come nel caso delle Regioni del Sud e della Sicilia: questo a dimostrazione che ci sono altre difficoltà tra cui (ma non solo) la capacità di spesa degli utenti. La realizzazione della nuova rete in fibra è più indietro nelle aree rurali a bassa densità di popolazione, con case e sedi industriali sparse, “per cui si richiede – spiega Cardani – una maggiore sinergia: sebbene anche in questo caso si sia passati dal 3% nel 2015 al 16% nel 2016, siamo molto al di sotto della media Ue (40%)”.
Il web viene utilizzato meno della media Ue per acquisti, servizi bancari e video on demand, nella media per social network, mentre unico indice sopra la media è il consumo di contenuti digitali (musica, video, giochi online). Sostanziali, ha spiegato Cardani, risultano le differenze generazionali: se nella fascia più anziana della popolazione (65-74 anni) solo 33 individui su 100 accedono a Internet, nella fascia più giovane (14-34 anni) la percentuale sale al 92%. I risultati dell’indagine svolta dall’Autorità mettono in evidenza il peso di smartphone e tablet nell’uso del web, in particolare da parte delle generazioni più giovani. Tra chi ha una connessione, più del 70% si collega praticamente ogni giorno, percentuale che cresce per le fasce di età più giovani che hanno anche maggiore propensione a connettersi fuori casa. Gli adulti over 50 dedicano più tempo ai video e all’informazione (quotidiani digitali, news online), mentre le persone nella fascia 16-24 alla comunicazione, soprattutto social, al gioco e alla musica.
Il 2016 ha segnato un nuovo record degli investimenti privati nelle infrastrutture di telecomunicazioni fisse: crescono del 6% nell’ultimo anno e del 32% nel biennio 2015-2016. Ai fondi privati si aggiungono quelli pubblici destinati al secondo Piano di sviluppo della banda ultra larga partito nel 2015, che ha visto la prima assegnazione (circa 700 milioni di euro) a giugno di quest’anno con la contestata (da Tim) aggiudicazione del primo bando di gara a Open Fiber, società partecipata da Enel e Cdp. Per Cardani, che non è entrato nel merito della volontà espressa da Telecom Italia di realizzare investimenti in alcune delle aree bianche dove è pianificato l’intervento di Open Fiber, “la sinergia pubblico-privato rappresenta un’opportunità per recuperare il ritardo rispetto ad altri Paesi europei nella realizzazione delle reti e, di conseguenza, nell’uso di servizi di accesso ad alta qualità (almeno 30 Mbps di capacità di download) da parte degli abbonati”.