Da Nord a Sud, la California sta bruciando. Le fiamme sono alimentate dal clima secco e dalle temperature elevate, che hanno stabilito nuovi record. Ma sono soprattutto i forti venti a dilatare le dimensioni del disastro, allargando a macchia d’olio il territorio percorso dalle fiamme che stanno divorando sempre più velocemente boschi e campi. E minacciano centinaia di abitazioni e campeggi estivi, poiché gli incendi sono ormai fuori controllo in molte zone.
Perfino un banale incidente automobilistico può innescare un incendio di grandi proporzioni, come quello che si è esteso per 20 chilometri quadrati nella Riverside Country. I grandi incendi sono diventati uno dei principali pericoli ambientali non soltanto in California, Colorado o Arizona, ma colpiscono anche l’Europa, come appena accaduto in Portogallo e sta tuttora accadendo in Montenegro.
Anni fa avevamo studiato l’effetto perverso delle fiamme proprio in California, pubblicando nel 2005 un lavoro pionieristico che mostrava i pericoli legati ai fenomeni di erosione, di distacco delle colate detritiche e di definitiva desertificazione delle terre bruciate. I nubifragi che colpiscono aree percorse da incendio hanno una efficacia erosiva da dieci a più di cento volte maggiore rispetto a quella prodotta su un’area indisturbata. E, sulla terra bruciata, sono capaci di innescare processi irreversibili, dalle colate detritiche alla desertificazione.
Ora perfino un sito giornalistico, quello del Los Angeles Times, mostra in grande dettaglio l’incidenza di questi effetti nelle zone bruciate. E l’Italia non è immune da questi pericoli, come abbiamo sospettato in molto casi, a partire dal disastro di Sarno del 1998 e da svariati eventi che hanno colpito piccoli bacini idrografici di Calabria, Liguria, Lombardia e Toscana negli ultimi 20 anni; ma senza poter approfondire la nostra curiosità giacché nessuna istituzione del nostro paese ci ha mai finanziato queste ricerche. Da sempre, la questione idrogeologica italiana avrebbe bisogno di maggiore passione scientifica e competenza istituzionale.
Nel frattempo, l’amministrazione statunitense sta affrontando un intero spettro di questioni ambientali con piglio sui generis, anche in California. Per esempio, il parco marino di Monterrey (Monterey bay National marine sanctuary) e altri parchi marini naturali californiani sono sotto la lente del Senato per verificare sia la procedura con cui sono stati designati, sia come possano davvero contribuire all’economia.
E parecchi studiosi temono che i benefici ecologici e culturali dei santuari marini potrebbero essere trascurati, poiché tutto nasce dalla recente ordinanza presidenziale in tema di sfruttamento energetico e minerario dell’ambiente marino (Implementing an America-First offshore energy strategy).