“Porta le sopracciglia così per coprire i segni della circoncisione…”. E’ l’insulto postato su Facebook dal deputato fittiano Massimo Corsaro sopra una foto di Emanuele Fiano, firmatario e relatore del ddl sull’apologia del fascismo. Un’offesa – che esce non di poco dal merito della questione – alla quale Fiano risponde sempre su facebook: “Sì – scrive Fiano – io sono circonciso ed ebreo. Orgogliosamente. Massimo Corsaro invece esprime oggi il peggio dell’antisemitismo di stampo fascista con questo post. Mi dispiace per mio padre e per tutti quelli che per via della circoncisione sono stati torturati, massacrati o uccisi. Mi dispiace che la mia battaglia culturale non sia stata abbastanza forte contro tutti questi. Non mi farete tacere”. Il padre di Fiano, Nedo, è stato in questi decenni un instancabile testimone dell’orrore della Shoah: nel campo di sterminio di Auschwitz ha perso genitori, nonni, zii, un fratello. L’autore della “battuta” – chiamiamola così – nega che però ci sia antisemitismo in quelle parole: era un attacco personale, dice Corsaro. “Ho piuttosto inteso con un linguaggio ‘forte’ come purtroppo o per fortuna si usa sui social ed usando una sua fotografia dargli del ‘testa di c…'”.
Chi insulta @emanuelefiano per la sua religione, insulta ciascuno di noi. Corsaro si dimetta, se sa cos’è la dignità #iostoconlele
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 12 luglio 2017
E a Fiano arriva subito la solidarietà di Matteo Renzi. Il segretario del Pd aveva difeso il ddl antifascismo e ora lancia l’hashtag #iostoconlele. “Chi insulta Emanuele Fiano per la sua religione, insulta ciascuno di noi – twitta – Corsaro si dimetta, se sa cos’è la dignità #iostoconlele”. “Parole vergognose a sfondo antisemita” dice anche la presidente della Camera Laura Boldrini. “Tanto più inaccettabili – aggiunge – perché dette da un parlamentare”. La ministra per i Rapporti con il Parlamento Anna Finocchiaro aggiunge: “Fa male leggere certe affermazioni, ancor più perché scritte da un rappresentante del Parlamento”. “Le parole di Corsaro sono indegne – aggiunge il capogruppo Pd alla Camera Ettore Rosato a nome di tutti i deputati democratici – Sono certo che lui non si offenderà se lo definisco razzista e fascista“. Per il senatore Pd Stefano Esposito le parole di Corsaro sono “semplicemente rivoltanti, un marchio di indegnità e infamità che gli rimarrà appiccicato per sempre. Un vero concentrato di razzismo”. Tra gli esponenti di altri partiti che hanno espresso solidarietà a Fiano anche il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, il capogruppo di Mdp Francesco Laforgia e i deputati di Forza Italia e Alternativa Popolare Francesco Paolo Sisto e Fabrizio Cicchitto.
Massimo Enrico Corsaro, 52 anni da compiere, milanese di Pieve Emanuele, di professione commercialista, è attualmente iscritto al gruppo Direzione Italia, cioè il raggruppamento parlamentare che fa riferimento all’ex ministro Raffaele Fitto. Per anni dentro il Msi, fin da subito dentro An, è sempre stato ritenuto vicino ad Ignazio La Russa. Più volte assessore regionale, europarlamentare, deputato anche con il Pdl, quando sono nati i Fratelli d’Italia ha seguito La Russa, ma poi abbandonato il partito per avvicinarsi all’esperienza fittiana.
Corsaro, in una lunga nota, si dice “tristemente dispiaciuto, benché non sorpreso, che sia nata la solita orchestrata speculazione riguardo il mio post”. Per il parlamentare ex An “è fin troppo ovvio che nella mia battuta – certamente, e volutamente, indigesta ai sacerdoti del politicamente corretto – non vi è e non vi può essere alcuna forma né volontà di antisemitismo o peggio ancora di coinvolgimento della comunità ebraica in un attacco esclusivo, circoscritto alla figura del deputato piddino che – lui sì – maggiore rispetto dovrebbe portare alla Storia da cui proviene, evitando di immiserirla in quotidiane speculazioni ad uso personale”. Quindi Corsaro sostiene che si può scusare solo verso chi ha frainteso quell’espressione. Voleva dire “testa di c…”, aggiunge: “Lo penso di Fiano, di cui ricordo l’impegno ad impedire che – a Milano – ogni anno migliaia di giovani si incontrino per commemorare la figura di un diciassettenne, Sergio Ramelli, che adulto non è mai diventato perché suoi sodali politici di un triste passato gli strapparono la vita a suon di colpi di chiave inglese sulla testa. Questo, e nessun altro, il mio intendimento. Alla sinistra che rivolta la frittata per celare gli effetti del suo fallimento culturale, appuntamento nelle sedi politiche per argomentati confronti”.