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Madre Teresa, il sari bianco e blu diventata un marchio registrato

Le pratiche per la registrazione dell’abito erano iniziate nel 2013 per contrastare gli abusi e i guadagni commerciali derivanti dallo sfruttamento della notorietà di Madre Teresa

di F. Q.

L’abito non fa il monaco ma fino ad un certo punto: lo dimostra il tradizionale sari bianco con la striscia blu, indossato dalle suore di Madre Teresa, che è diventato un marchio registrato e di esclusiva “proprietà intellettuale” dell’Ordine delle missionarie della carità, fondate dalla suora circa settant’anni anni fa. Lo riferisce AsiaNews citando le parole di Biswajit Sarkar, rappresentante legale delle suore, il quale ha spiegato le pratiche per la registrazione dell’abito erano iniziate nel 2013 per contrastare gli abusi e i guadagni commerciali derivanti dallo sfruttamento della notorietà di Madre Teresa e riguarderà anche organizzazioni di beneficenza finora tollerare. Si tratta del primo caso di registrazione per un “abito” religioso in tutto il mondo.

Il copyright è stato concesso in concomitanza con la canonizzazione della “Madre dei poveri”, avvenuta il 4 settembre 2016 in Vaticano, dopo “un rigido esame delle procedure legali”, ma è stato reso noto solo in seguito poiché le Missionarie, spiega il legale, non amano “la pubblicità e per questo non avevano reso pubblica la notizia. Ma dal momento si assiste ad un uso improprio e senza scrupoli dell’abito, vogliamo far sapere alle persone che il marchio è registrato”. Prossimo obiettivo annunciato dal legale sarà, inoltre, quello di far rimuovere le versioni del sari bianco e blu per bambine pubblicizzate e vendute su Amazon e sui siti di altri rivenditori.

Madre Teresa indossò il sari bianco e blu per la prima volta nel 1948 e che dal 1950 è “riconosciuto come simbolo di pace e carità in tutto il mondo” come si legge nel sito dell’Ordine. Il colore bianco rappresenta la verità, il bordo blu richiama il colore degli occhi della Madonna e la purezza, mentre le tre strisce simboleggiano i tre voti dell’ordine: povertà, castità e obbedienza. Nel 1958 le missionarie aprirono una casa per i lebbrosi e, dopo aver comprato un telaio, chiesero ai malati di confezionare le vesti per le suore. Da quel momento prese avvio la tradizione.

Da sempre l‘abito degli ordini religiosi o degli ecclesiastici ha rivestito una grande importanza. E ad ogni saio è associato un significato. Anche la veste bianca del Papa ha la sua storia: secondo la tradizione il primo ad indossare questo abito fu Papa Pio V che arrivato sul soglio pontificio nel 1566 non volle abbandonare il saio bianco del suo ordine religioso, quello dei domenicani. San Francesco d’Assisi non indossò un abito di sacco qualsiasi ma avrebbe indicato con cura la forma del saio dei frati minori che, aperto, riproduce infatti la forma di una croce o di un tau. Infine, i vari ordini delle suore sono riconoscibili proprio dall’abito o dal velo, come quello delle brigidine, nero con una croce bianca cucita sopra. Le carmelitane nel XVII secolo scelsero invece come segno distintivo la ‘alpargatas’, i sandali che calzavano i poveri in Spagna e noti come “espadrillas”.

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