Il giovane è stato condannato per omicidio volontario a 9 anni e 8 mesi e ha già scontato 5 anni e mezzo nel carcere minorile. I giudici: "Ha rielaborato il reato e si è sempre comportato bene". Ma il sindaco di Milanonon ci sta considerando "la sua rocambolesca fuga all’estero per sfuggire alla giustizia"
Il giovane nomade che a Milano nel gennaio 2012, ancora minorenne, travolse e uccise a bordo di un suv l’agente di polizia locale Niccolò Savarino è stato affidato in prova ai servizi sociali. Una decisione che ha scatenato, tra le altre, la reazione del sindaco Giuseppe Sala: “È umanamente inaccettabile che il responsabile dell’omicidio dell’agente Savarino possa uscire dal carcere dopo aver scontato solo 5 anni di pena, tenuto conto della sua rocambolesca fuga all’estero per sfuggire alla giustizia”. La rabbia, invece, è il sentimento dei parenti della vittima. Il legale Gabriele Caputo fa sapere che “sono arrabbiati, ma erano già consapevoli di come sarebbero andate le cose dopo la pena così bassa”.
Remi Nikolic, questo il nome del ragazzo, investì Savarino mentre il vigile stava effettuando un normale servizio di controllo in un parcheggio. Venne arrestato tre giorni dopo in Ungheria, dove era scappato e si faceva chiamare Goico Jovanovic. Estradato, rimase poco più di due mesi nel carcere di San Vittore, fino a che, a seguito di una perizia e grazie ad un certificato di nascita rintracciato a Parigi dalla difesa, si scoprirono età e reale identità.
L’affidamento è stato disposto dal Tribunale per i Minorenni di Milano che ha accolto l’istanza presentata dall’avvocato del giovane. Nikolic, che ora ha 23 anni, è stato condannato in via definitiva per omicidio volontario a 9 anni e 8 mesi e ha già scontato 5 anni e mezzo nel carcere minorile Beccaria. In questi anni il ragazzo ha studiato, partecipato ad una serie di attività formative e svolto anche il lavoro esterno in un’associazione teatrale.
Anche l’assessore alla Sicurezza del Comune, Carmela Rozza è stata categorica: “Quello dell’agente Savarino è stato un crimine estremamente feroce, di una violenza inaudita, con una fuga all’estero per sfuggire alla giustizia e alle responsabilità, fermata solo dalla prontezza e dal lavoro di indagine della Polizia Locale – ha spiegato dopo la decisione del tribunale – Quanto meno mi sarei aspettata che l’omicida, che non ha avuto nessun rispetto per la vita umana, scontasse la pena, già poco severa, nella sua totalità”.
I giudici evidenziano però che “sotto il profilo comportamentale il giovane ha costantemente mantenuto una condotta corretta ed esente da rilievi disciplinari, tale da avergli consentito di usufruire della liberazione anticipata per l’intero periodo finora scontato”. Nel corso della detenzione, scrive il Tribunale, il ragazzo ha iniziato “un processo introspettivo di rielaborazione del reato, mostrando un autentico bisogno di riparazione pur nella consapevolezza dell’irreparabilità delle conseguenze del suo gravissimo gesto”.
In una “seconda fase”, spiega il Tribunale, Nikolic ha conseguito il diploma di scuola media inferiore e la “qualifica triennale di operatore del legno”, oltre ad aver svolto in regime di lavoro esterno attività presso un’associazione teatrale, “fruendo altresì di una borsa lavoro presso i laboratori ‘Ansaldo’ del Teatro alla Scala di Milano con risultati giudicati altamente positivi”. Ha ottenuto anche “numerosi permessi premio” sempre comportandosi bene. Ora frequenta già “un ambiente lavorativo e artistico”, che costituisce per lui, secondo i giudici, “occasione di riscatto”. Per il Tribunale potrà continuare a svolgere la sua attività di attore nell’associazione, “usufruendo” di un alloggio “offertagli a titolo gratuito dal socio fondatore” dell’associazione e dovrà proseguire i colloqui psicologici e attenersi alle prescrizioni imposte.
Resta l’amarezza della famigliA. Remi Nikolic, ha spiegato l’avvocato Caputo, “non ha mai chiesto scusa a nessuno della famiglia, le scuse le ha presentate una volta sola in primo grado ma al giudice e invece ha sempre nagato di aver voluto uccidere e da lui non è arrivato mai un pentimento sincero”. Per il legale, ad ogni modo, lo sviluppo del procedimento sull’esecuzione della pena, “dalla semilibertà che aveva già ottenuto in passato all’affidamento, è normale ma tutto deriva a cascata dalla pena bassa del secondo grado, il minimo che si poteva dare per un omicidio volontario con tutte le attuanti possibili concesse”. “Condivido il dolore della famiglia – ha detto il sindaco Sala – che dopo la notizia di oggi è ancora più forte”, ha concluso.