Adesso non potranno dire che Giovanni Mazzacurati, l’ingegnere che per vent’anni ha controllato il Consorzio Venezia Nuova, ha avuto un trattamento di favore da parte dello Stato, in cambio delle sue confessioni-fiume. In attesa dell’epilogo dell’inchiesta penale sul Mose (stralciata) che lo riguarda, è arrivato per lui un conto salato da pagare. Sui suoi beni e sulla pensione che percepisce è stato apposto un sequestro fino alla cifra di 21 milioni 750mila euro, a futuro risarcimento per le tangenti elargite.
È la novità sul fronte del recupero dei soldi che sono stati sottratti all’Erario, quantificati complessivamente, per i principali protagonisti dello scandalo Mose in 37 milioni e mezzo di euro. A tre anni dagli arresti che scardinarono il sistema politico e imprenditoriale non solo a Nordest, la Corte dei Conti del Veneto e la Guardia di Finanza hanno fatto il bilancio delle responsabilità amministrative venute a galla. Con la novità del sequestro sui beni dell’ingegnere che oggi vive negli Stati Uniti ed è malato di demenza senile.
Lo scenario, abbastanza sconfortante, è stato illustrato da Paolo Evangelista, procuratore regionale della Corte dei Conti per il Veneto, dal vice procuratore Alberto Mingarelli, dal comandante provinciale della Finanza di Venezia, generale Alberto Reda e dal comandante del Nucleo di Polizia Tributaria colonnello Gianluca Campana. “L’aspetto economico è quello che pesa di più a chi ha violato la legge – ha spiegato il procuratore Evangelista – perché sottrae il profitto delle attività illecite. Si tratta, quindi, della sanzione più efficace, anche se in qualche caso non si riesce a recuperare l’intero importo”. Chi ha nascosto il malloppo, infatti, dovrà guardarsi per sempre dalla tentazione di farlo emergere, visto che rischia l’esecuzione dei sequestri.
Nelle inchieste penali si sono già avuti 33 patteggiamenti e due condanne, mentre a settembre si avrà la sentenza di primo grado del procedimento che riguarda otto imputati, tra cui l’ex ministro Altero Matteoli e l’ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni. Dalle eventuali condanne potranno trarre origine altre richieste di risarcimento. Nel frattempo i 37 milioni di euro riguardano altre 8 posizioni per le quali è già stata avviata l’istruttoria della Corte dei Conti e in alcuni casi si è arrivati a un primo giudizio di responsabilità per danno erariale connesso ai reati di corruzione.
Giancarlo Galan, ex governatore del Veneto, è stato condannato a febbraio dalla Corte dei Conti al pagamento di 5 milioni 800 mila euro. Idem per Patrizio Cuccioletta, ex presidente del Magistrato alle Acque di Venezia, che dovrà sborsare 2 milioni 700 mila euro. Sono in attesa di sentenza l’ex assessore regionale ai Trasporti Renato Chisso (richiesta di 5 milioni 700 mila euro), l’ex capo della sua segreteria Enzo Casarin (714mila euro) e l’ex giudice contabile Vittorio Giuseppone (richiesta di 450mila euro, procedimento trasferito a Trento per competenza).
Due new entry in questa lista. Il primo è Mazzacurati nei cui confronti la quantificazione di 21 milioni 750mila euro è la somma aritmetica delle tangenti distribuite. Nel momento in cui dovesse essere condannato, si aggiungerà anche un’ulteriore cifra quale danno d’immagine causato all’ente pubblico di cui era presidente. Si tratta del Consorzio Venezia Nuova nei cui confronti, come per Mazzacurati, è stato ottenuto un sequestro per le tangenti. L’ultimo della lista è l’ex dirigente della Regione Veneto, Giovanni Artico, che fu a suo tempo arrestato, ma poi assolto. Per lui una richiesta di 410mila euro. Anche nei suoi confronti il presidente della sezione giurisdizionale per il Veneto della Corte dei Conti ha emesso un decreto di sequestro conservativo.