E’ legge, dopo due anni di tira e molla, l’istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta bicamerale sul sistema bancario e finanziario. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha infatti firmato il provvedimento che ha ottenuto il via libera della Camera a fine giugno. La firma del Colle è arrivata dopo un battibecco con il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta, che mercoledì aveva messo fretta a Mattarella sottolineando come il testo fosse “fermo alla firma del Colle da ormai ventuno giorni”. Ora inizia la corsa contro il tempo: da una parte la maggioranza che spera di temporeggiare, dall’altra i grillini che hanno annunciato, oltre a chiedere la presidenza della commissione, di voler iniziare il prima possibile. “Ogni giorno chiederemo l’inizio dei lavori”, ha detto a ilfattoquotidiano.it il deputato M5s Alessio Villarosa.
Il presidente della commissione Finanze Maurizio Berardo, ha dichiarato che serve “muoversi in fretta per non prestare il fianco a polemiche”. I commissari – 40 parlamentari, 20 deputati e 20 senatori nominati dai presidenti delle Camere (Grasso e Boldrini) – dovrebbero essere indicati entro una settimana: la rosa dei nomi è indicata in queste ore dai singoli partiti. Da lì a dieci giorni va sciolto il nodo del presidente per cui si è già fatto avanti il M5s, anche se non ha i numeri sufficienti. Molto difficilmente i partiti di maggioranza accetteranno di lasciare la guida in mano al M5s. “In ragione della nostra forza parlamentare e della nostra totale distanza da qualsivoglia scandalo bancario, chiediamo naturalmente la presidenza della commissione – spiegano i pentastellati – Il tempo stringe e la grave destabilizzazione del nostro sistema del credito merita che sia acceso quanto prima un faro”. La commissione si occuperà – ancora da verificare in quali tempi – di indagare sulla gestione degli istituti bancari in crisi e che hanno richiesto l’intervento pubblico, come Mps e le due venete, ma anche su quelle finite in risoluzione come Banca Marche, Carife e Carichieti e Banca Etruria. Un punto caldissimo, su cui l’opposizione – M5s in testa – è pronta a dare battaglia visto il coinvolgimento della sottosegretario Maria Elena Boschi.
Intanto Brunetta, si intesta la presunta vittoria della commissione d’inchiesta. Proprio a Brunetta aveva replicato l’ufficio Stampa del Quirinale: “La legge è in corso di promulgazione”e “non è affatto ferma al Colle da ventuno giorni, come affermato, ad esempio dall’on. Brunetta, essendovi arrivata il 26 giugno, quando il Presidente della Repubblica si trovava in visita di Stato in Canada, dalla quale è rientrato nel suo ufficio il 3 luglio. Si tratta, quindi, di nove giorni, periodo assolutamente normale per l’esame delle leggi ordinarie, considerato che l’art. 73 della Costituzione prevede un termine di trenta giorni per la loro promulgazione”. “Va aggiunto che non vi è alcuna pressione che possa distogliere il Capo dello Stato da uno scrupoloso e attento svolgimento dei suoi compiti di verifica”, concludeva la nota. Brunetta nonostante questa parole, ha ribadito che il suo “rispettoso pungolo ha avuto qualche effetto” aggiungendo: “Proprio per questo non capiamo le polemiche sollevate ieri dall’ufficio stampa del Colle prima e da ‘ambienti del Quirinale’ poi. A questi ultimi rispondiamo volentieri”. Seguono esempi di “promulgazioni lampo”, come quella del decreto banche venete e della manovrina. Ora per il forzista è urgente che la commissione parta, anche se “siccome noi non siamo un Paese normale, la presidenza se la prenderà il Partito democratico“.