Google, fresca di multa record dell’Unione europea, incassa però una vittoria in Francia. Il Tribunale amministrativo di Parigi si è espresso in favore del gruppo statunitense esonerandolo dal pagamento degli 1,115 miliardi di euro di imposte per il periodo 2005-2010 richiesti dal Tesoro francese, che potrà fare ricorso contro la decisione. I giudici parigini hanno rigettato l’ipotesi di evasione fiscale sulla base delle regole Ocse, rilevando che Google Ireland Limited non può essere tassata in Francia poiché non dispone nel paese di una struttura “stabile”. L’inchiesta era partita nel 2015, quando il motore di ricerca aveva dichiarato in Francia 249 milioni di euro di ricavi e un utile netto di soli 12 milioni di euro.

La decisione è arrivata nel giorno in cui l’amministrazione di Emmanuel Macron ha rivisto le sue promesse e annunciato un taglio delle tasse per circa 11 miliardi di euro già dal 2018 contro i 7 miliardi annunciati in un primo tempo. “Vogliamo creare un effetto di tregua fiscale per l’occupazione e la crescita”, ha affermato il primo ministro Edouard Philippe intervistato dal quotidiano les Echos.

L’alleggerimento fiscale previsto per l’anno prossimo equivale adesso allo 0,6% del pil. “Un errore”, ribatte l’ex ministro delle Finanze socialista, Michel Sapin. Previsti, tra l’altro, il taglio della tassa sulla casa, per un totale di 3 miliardi, e dell’imposta patrimoniale Isf di altri 3 miliardi di euro. L’obiettivo è sostituire l’Isf con “una tassa sul patrimonio immobiliare (Ifi), in modo che i beni non immobiliari non vengano tassati.

Nel piano si aggiunge l’attuazione, dall’anno prossimo, di una ‘flat tax’ unica al 30% sui risparmi delle famiglie con un taglio da 1,5 miliardi. Previsto inoltre un alleggerimento progressivo dell’imposta sul reddito delle società, che sarà portata al 25% entro il 2022. Il taglio delle tasse verrà finanziato anche da una più oculata gestione della spesa pubblica. Per il 2018 sono previsti risparmi per 20 miliardi con l’obiettivo di contenere il debito e “portarlo ad un livello meno insostenibile”.
Nonostante il buco lasciato dalle precedente amministrazione di Francois Hollande, il premier ribadisce che il Paese rispetterà gli impegni Ue di rientrare sotto alla soglia del 3% entro “l’anno prossimo” (in un primo tempo aveva detto entro fine 2017). Il premier punta ad un deficit al 2,7% del pil, appoggiandosi su una crescita dell’1,6% quest’anno e 1,7% l’anno prossimo. Per anni i diversi governi che si sono succeduti in Francia hanno promesso di rispettare i parametri di Maastricht ma finora nessuno lo ha fatto davvero.

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