Pochi dubbi, ormai, sul fatto che si sia trattato di roghi di natura dolosa, ma bisognerà prima di tutto capire se dietro il disastro di questi giorni ci sia un’unica regia. Alessandro Pennasilico, procuratore capo di Torre Annunziata: "Parliamo di ipotesi tanto credibili che sarebbe azzardato concentrarsi su un’unica pista, soprattutto in questi primi giorni in cui la maggior parte delle risorse sono ancora spese sul fronte dei roghi e della sicurezza”
Dalla criminalità organizzata a chi, invece, alle pendici del Vesuvio ha interessi personali che sono stati o potrebbero presto essere toccati. “Sono diversi i moventi che potrebbero nascondersi dietro gli incendi che stanno devastando l’area vesuviana e su cui ora si dovrà indagare. Parliamo di ipotesi tanto credibili che sarebbe azzardato concentrarsi su un’unica pista, soprattutto in questi primi giorni in cui la maggior parte delle risorse sono ancora spese sul fronte dei roghi e della sicurezza”. A parlare a ilfattoquotidiano.it è Alessandro Pennasilico, procuratore capo di Torre Annunziata che non esclude la mano della criminalità organizzata (sebbene non essendoci elementi in tal senso, non sia stata ancora coinvolta la Direzione distrettuale antimafia), ma anche il coinvolgimento di privati. “In alcune aree interessate dagli incendi – spiega – sarebbero scattate a breve delle demolizioni”. Ed è questo un ulteriore elemento da approfondire. La procura di Napoli ha aperto un fascicolo per l’ipotesi di incendio boschivo (423 bis codice penale), che prevede una pena dai quattro ai dieci anni di reclusione (da 6 a 15 se dall’incendio deriva un danno grave, esteso e persistente all’ambiente) ed è in coordinamento con le procure di Nola e Torre Annunziata. Nel loro territorio di competenza, infatti, si estendono gli incendi sul Vesuvio. Tre i fronti: Ercolano, Torre del Greco-Boscoreale e Terzigno. A Torre Annunziata è stato aperto un fascicolo per incendio doloso, al momento a carico di ignoti.
POCHI DUBBI SUL DOLO, MOLTI SULLA REGIA UNICA – Pochi dubbi, ormai, sul fatto che si sia trattato di roghi di natura dolosa, ma bisognerà prima di tutto capire se dietro il disastro di questi giorni ci sia un’unica regia. Lo ha detto anche il procuratore reggente di Napoli, Nunzio Fragliasso: “Siamo in una fase preliminare, ma tutto fa propendere per la natura dolosa degli incendi”. Una tesi confermata anche dai carabinieri. “È una corbelleria pensare alla autocombustione, qui c’è la mano di una o più persone” ha dichiarato il comandante Regione Forestali Campania, Sergio Costa. Perché si è così sicuri che si tratti di incendi dolosi? Alcuni elementi non lasciano dubbi, come la distanza tra i vari focolai e il fatto che una volta spenti vengano riaccesi di notte negli stessi luoghi. È convinto che si tratti di natura dolosa anche Ugo Leone, per anni presidente del Parco Nazionale del Vesuvio e già professore ordinario di Politica dell’Ambiente alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Napoli Federico II.
“Le indagini vere e proprie sul movente – ha spiegato, invece, Pennasilico – partiranno nei prossimi giorni, ma ad oggi è difficile poter pensare che dietro questo disastro ci sia una regia unica, anche pensando alla distanza fra i tre fronti avvolti dalle fiamme quasi in contemporanea”. Non è possibile neppure escludere le modalità con le quali sono stati appiccati i roghi. Nei giorni scorsi si è parlato di carcasse di animali utilizzati dai piromani per diffondere il fuoco e, in particolare, di gatti cosparsi di benzina, bruciati vivi e utilizzati come torce infuocate. Una notizia poi smentita dalla Forestale. “Anche su questo – spiega il procuratore capo di Torre Annunziata – ci sono diversi aspetti ancora da chiarire, posso dire però che saranno svolti ulteriori accertamenti per capire cosa sia accaduto”.
IL MOVENTE – Ma la domanda che in queste ore tutti si fanno riguarda il movente. Perché appiccare il fuoco nell’area del Parco del Vesuvio? Diverse le ipotesi. Nel corso della trasmissione radiofonica “Effetto Giorno”, in onda su Radio24, ieri il sindaco di Ottaviano, Luca Capasso, aveva parlato di voci che facevano riferimento ad abusi dell’84 e del ’95, con tanto di richiesta di condoni. Potrebbe essere questo un movente, magari una vendetta per condoni non ottenuti? “Non possiamo escluderlo – ha spiegato a ilfattoquotidiano.it il procuratore capo Alessandro Pennasilico – ma posso dire che in alcune delle aree interessate dagli incendi ci sono state delle verifiche edilizie e sarebbero scattate inevitabilmente alcune demolizioni. Questa è certamente un’ipotesi investigativa che approfondiremo”. Altra pista è quella che porta alla criminalità organizzata. In un video pubblicato sulla sua pagina Facebook, Roberto Saviano, ha spiegato cosa pensa in merito: “Ciò che brucia diventa discarica abusiva e le discariche sono gestite dalle organizzazioni criminali”. Ma non è l’unico movente possibile: “Altrove si appicca il fuoco anche per un altro motivo – dice Saviano – i terreni che potrebbero essere destinati a edilizia, se arsi, restano bloccati per 15 anni. Ed ecco l’ennesimo ricatto: o paghi le organizzazioni criminali per le aree edificabili oppure arrivano le fiamme a bloccare le concessioni edilizie”.
Ma cosa dice la legge? I boschi e i pascoli che sono stati percorsi dal fuoco non possono avere una destinazione diversa da quella preesistente all’incendio per almeno quindici anni. È anche vietata per dieci anni, sui questi suoli, la realizzazione di edifici, strutture e infrastrutture finalizzate a insediamenti civili ed attività produttive, a meno che la licenza non era stata concessa prima dell’incendio. Nel caso di trasgressioni, è prevista la demolizione dell’opera. Il limite è che le restrizioni possono scattare solo se i Comuni censiscono queste aree, ma spesso mancano le risorse affinché i territori possano dotarsi di mappatura, così la legge non sempre può fare da freno alle speculazioni edilizie. Ma per l’ex presidente del Parco Nazionale del Vesuvio Leone dietro gli incendi non ci sarebbe chi ha interesse a speculare nell’edilizia: “Lo escluderei – ha dichiarato – perché questa è un area protetta, un’area nella quale la legge vieta tassativamente di costruire. Potrebbe esserci dietro un ‘dispetto’ nei confronti del Parco, ma sono domande che per ora non trovano una risposta”. Un movente possibile, quello dello ‘sfregio’ anche per il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, che ha ricordato come il Parco Nazionale del Vesuvio “era un parco in ripresa e un parco in ripresa, che punta sulla legalità, può darsi che abbia dato fastidio a qualcuno”. Sulla questione è intervenuto anche il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, a Giffoni Valle Piana per l’inaugurazione della Giffoni multimedia valley. “Ci sono bande organizzate di delinquenti che per ragioni economiche o speculative incendiano pezzi del nostro territorio – ha detto -. La soluzione è individuarle, metterle in galera e buttare la chiave”. Il movente? Per De Luca “ci sono interessi economici, il bisogno di garantirsi successivamente il lavoro anche da parte di fasce di precariato. O c’è chi, come nell’area del parco del Vesuvio, mette in campo operazioni di resistenza e sabotaggio”.