Mario Draghi indagato? In pratica sì, anche se non dalla magistratura. Il faro sulla Bce l’ha acceso Emily O’Reilly, irlandese, nella sua veste di Ombudsman dell’Unione Europea, nominata nel luglio 2013. Ogni cittadino Ue può chiedere all’Ombudsman di investigare sulle istituzioni di Bruxelles in base a denunce di mala amministrazione, irregolarità, discriminazioni, abuso di potere, mancata trasparenza.
I reclami ricevuti dalla O’Reilly riguardano la partecipazione di Mario Draghi al cosiddetto “Gruppo dei trenta”. Si tratta di una lobby molto potente, i veri “padroni del mondo”, composta dai banchieri dei maggiori istituti finanziari globali.
Jean-Claude Trichet, ex presidente della Bce (pessimo: passò alla storia per aver alzato i tassi nel luglio 2008, due mesi prima del crack Lehman Brothers) è presidente onorario del G30, di cui fanno parte anche gli ex capi della Fed, Ben Bernanke e Paul Volker, e Tim Geithner, ex segretario del Tesoro Usa con Obama. Ci sono poi i governatori della Banca Centrale del Giappone e della Banca d’Inghilterra. Tra i banchieri privati troviamo il numero uno del Credit Suisse, Tidjiane Thiam e Philipe Hildebrand, vice presidente di BlackRock ed ex capo della Banca nazionale svizzera.
Sotto indagine sono i rapporti tra Eurotower e il “Gruppo dei 30”, soprattutto per il fatto che questa lobby include alcuni dei massimi dirigenti delle banche commerciali vigilate proprio dalla Bce (azioniste di fatto dell’istituto di Francoforte).
Draghi deve dare risposte scritte entro settembre ad una serie di reclami specifici. Spiccano questi:
1. Se la Bce contribuisca al finanziamento del G30;
2. Se la Bce ha regole interne per evitare conflitti di interesse con le banche del G30 che sorveglia;
3. Se la Bce è disposta a fornire informazioni pubbliche sul contenuto e sull’ordine del giorno delle riunioni;
4. Se esistono altri forum o lobby in cui sono coinvolti membri della Bce e esponenti del settore finanziario privato.
L’indagine è scattata dopo la valanga di critiche sulla mancanza di trasparenza che riguarda il programma Qe (Quantitave easing) di acquisto titoli. Di cospirazionista qui c’è il fatto che la politica monetaria della Bce ha portato allo “sperpero” di 80 miliardi al mese (dal marzo 2015 a oggi circa 2.400 miliardi di euro ovvero 2,4 trilioni – coincidenza: esattamente come il debito pubblico italiano) per salvare il sistema di grandi banche e mega aziende.
In sostanza, ha continuato a perpetuare le aberrazioni del mercato finanziario, ma senza eccessivi benefici per l’economia. Ciò che pare indiscutibile, senza dover essere esperti, è puro buon senso: con 2,4 trilioni si possono rimettere in piedi nazioni in grave crisi e con alta disoccupazione (l’Italia, per esempio); e si possono risolvere problemi epocali che creano ansie sociali terribili, come l’emigrazione. Invece di rigirare i soldi a banche corrotte che meritano solo di fare crack, insomma, si potrebbero veramente fare molte cose buone. È una questione di principio, il gioco è truccato e va smascherato.
Bisogna essere consapevoli, ad esempio, che nella lunga lista di bond aziendali acquistati dalla Bce nell’ambito del Qe, molti sono saliti del +30% in vista dell’intervento. Sul mercato le obbligazioni corporate fatte rastrellare per ordine di Draghi dalle banche centrali europee dell’Eurosistema sono in bolla: l’alleggerimento quantitativo ha fatto schizzare i prezzi dei bond e fatto crollare i tassi.
Insider trading? Basterebbe fare due calcoli su i cinque o sei tra i maggiori emittenti italiani – come Eni, Enel, Atlantia – per capire chi ci ha guadagnato “prima” dell’annuncio ufficiale di Banca d’Italia e Bce emanato esattamente un anno fa, il 18 luglio 2016. L’Ombudsman lo vuole sapere. Motivo: grida vendetta che i forti e ben connessi continuino a rafforzarsi con speculazioni in borsa mentre tutti gli altri – ovvero noi – annaspano.
Peggio ci si sente quando si scopre che la Bce ha finanziato aziende del petrolio e gas, autostrade, champagne e gioco d’azzardo, case automobilistiche, infrastrutture, ferrovie, aeroporti. Draghi ha comprato non meno di 11 volte i bond Shell, 16 Eni, 6 volte Repsol, 6 l’austriaca OMV e 7 Total, francese. Sono centinaia di miliardi.
Gli investimenti più frequenti della Bce sono divisi tra Daimler AG (Mercedes) e Bmw con 15 acquisti a testa. Il titolo Volkswagen (dieselgate) segue con 7 buy, la francese Renault è a quota 3. Troviamo anche la Exor degli Agnelli. E Thales, produttore di missili, fucili, veicoli corazzati e droni militari, coinvolta in casi di corruzione. Eurotower ha investito in aziende di gioco d’azzardo come l’austriaca Novomatic. E su Lvmh, produttore di Moet & Chandon, champagne, del cognac Hennessy, e nei beni di lusso, Louis Vuitton.
In conclusione, non trovate scandaloso che tutti questi miliardi, la Banca Centrale Europea di Mario Draghi li abbia devoluti per sussidiare i soliti noti, mentre noi del popolo non abbiamo visto un solo euro? Per cui, forza O’Reilly. Vai Ombudsman. Anche se ci vorrebbe la magistratura.