18 maggio 2016. Massimo Bossetti ha ucciso Yara con crudeltà ed efferatezza. L’imputato “ha voluto arrecare particolare dolore e ci è riuscito con un’agonia particolarmente lunga” contro la vittima cagionandole “sofferenze eccessive”. Èquanto sostiene nella sua requisitoria il pubblico ministero Letizia Ruggeri. Condanna all’ergastolo con isolamento diurno per sei mesi la richiesta per l’uomo accusato dell’omicidio e di calunnia nei confronti di un suo ex collega su cui ha puntato il dito.

10 giugno 2016 – La difesa chiede l’assoluzione per l’imputato del processo “più indiziario del mondo”, dove “nessun indizio è preciso neanche il Dna”. La custodia e la conservazione della traccia biologica “sono il tallone d’Achille” di un’indagine “con troppe anomalie” dove “più che l’accusa ho visto la difesa delle indagini”. Gli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini chiedono un atto di “coraggio alla giuria: assolvete Bossetti. Sia fatta giustizia, non sia condannato un innocente”.

1 luglio 2016 – Dopo l’ultimo appello dell’imputato e oltre 10 ore di camera di consiglio, i giudici condannano Bossetti all’ergastolo, nessun isolamento diurno come chiesto dall’accusa. Tolta la responsabilità genitoriale e riconosciuta l’aggravante della crudeltà. Viene assolto invece “perché il fatto non sussiste” dall’accusa di calunnia.

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Yara Gambirasio, dalla scomparsa della tredicenne all’ergastolo in primo grado per Bossetti: le tappe della vicenda

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