Saluti romani con orgoglioso braccio destro teso. Una torta con croce celtica, scritte “Boia chi molla” – giusto per fugare ogni dubbio sulla declinazione dell’antico simbolo preso in prestito dal nazismo – e “Auguri Massimiliano”. Eccolo il compleanno con panna al sapor fascista di Massimiliano Oggiano, ex consigliere comunale a Brindisi fino al febbraio 2016 oggi molto vicino a Forza Italia.
Al suo fianco, diversi amici e parenti. Tra questi Massimo Ciullo, ex assessore comunale con Domenico Mennitti, candidatosi nel 2013 al Senato nelle fila di Fratelli d’Italia e oggi lontano dal movimento di Giorgia Meloni. È con lui che Oggiano – in passato anche in Consiglio provinciale – si mette in posa alzando fieramente al cielo il braccio destro. Del resto, basta scorrere la bacheca dell’ex aspirante senatore per capire quali siano i suoi riferimenti tra No Ius Soli, post di circoli e siti di “area”.
Tutto legittimo, per carità. Poi ecco quelle foto, saluto romano e torta con celtica, scattate nel corso della festa e condivise da alcuni invitati sui social network. Nei giorni in cui, tra l’altro, il dibattito sull’esibizione di simboli fascisti è caldo dopo il caso della spiaggia di Chioggia e il disegno di legge presentato da Emanuele Fiano.
Oggiano, 48 anni, gravita attualmente attorno a Forza Italia dopo un lungo passato in Alleanza Nazionale e un passaggio nei Cor di Raffaele Fitto. Nel maggio dello scorso anno, un suo movimento locale aderì a Forza Italia, proprio mentre sua moglie era candidata nelle liste forziste al consiglio comunale risultando la seconda dei non eletti. E, poche settimane dopo, partecipò attivamente alla presentazione del nuovo coordinatore provinciale.
Al 2015, invece, risale uno dei momenti più controversi della sua vita politica. Mentre era candidato alle Regionali nella lista Oltre con Fitto a sostegno di Francesco Schittulli, la Commissione Antimafia lo inserì nella “lista degli impresentabili”.
La sua presenza – che lui contestò duramente – era dovuta all’imputazione per concorso esterno in associazione mafiosa, accusa che l’ex consigliere ha sempre respinto dichiarandosi “innocente”. Il processo fiume, iniziato più di cinque anni fa, si era chiuso in primo grado con la sua assoluzione, ma la procura generale di Lecce ha impugnato la sentenza e negli scorsi mesi ha chiesto 6 anni e 6 mesi di reclusione.