Nel registro degli indagati sono finiti i responsabili della ditta di costruzioni e dell’Ater di Rieti. "Per come erano state realizzate sarebbero crollate con qualsiasi sisma", ha detto il pm di Rieti Rocco Maruotti. L'indagine, come svelato dal Tg1, è stata chiusa
“Tutti i pilastri risultavano molto sottili, con spessore prevalente pari a 20 cm, e la loro armatura era esigua”. È quanto scrivono i pm della Procura di Rieti nell’atto che dispone la conclusione delle indagini preliminari nell’inchiesta sui crolli delle palazzine ex Iacp di piazza Sagnotti ad Amatrice dopo il terremoto della scorsa estate. Crolli che causarono la morte di 22 persone. Sono cinque gli indagati dalla procura di Rieti, come ha riportato il Tg1, per il crollo delle case popolari dell’Ater. Nel registro degli indagati sono finiti i responsabili della ditta di costruzioni e dell’Ater di Rieti. “Per come erano state realizzate sarebbero crollate con qualsiasi sisma”, ha detto il pm di Rieti Rocco Maruotti.
Le case popolari risalivano agli anni anni ’70 e in esse si è verificato secondo il telegiornale della Rai il maggior numero di morti del sisma nella cittadina reatina. Disastro e omicidio colposi e lesioni le accuse contestate nell’inchiesta, coordinata dal procuratore capo Giuseppe Saieva e condotta anche dal pm Rocco Maruotti, a Ottaviano Boni, direttore tecnico della Sogeap srl che costruì le palazzine; Luigi Serafini, amministratore unico della stessa società, Franco Aleandri, presidente pro-tempore dell’Istituto Autonomo per le Case Popolari della Provincia di Rieti, Maurizio Scacchi, geometra dipendente del Genio Civile di Rieti, Corrado Tilesi, ex assessore del Comune di Amatrice.
“Materiali scadenti, pilastri sbriciolati, travi inesistenti: nell’avviso di conclusioni indagini – ha spiegato in esclusiva il Tg1- vengono elencati i difetti strutturali delle palazzine gemelle ma la storia delle case dell’Ater è in una sfilza di autorizzazioni, che, come scrivono i magistrati, ‘non dovevano essere neppure presentate per le troppe irregolarità’”. “Finite nel 1977 – prosegue il telegiornale – le palazzine ricevono l’approvazione del progetto, peraltro non conforme alla normativa antisismica, ben 7 anni dopo, quando non solo le case erano già state edificate e collaudate ma ci vivevano anche le persone dentro. Per la Procura dunque le palazzine erano abusive, non potevano e non dovevano essere costruite in quel modo”. Altre quattro persone non sono più perseguibili perché nel frattempo sono morte. Si tratta di due dirigenti del Genio civile all’epoca della costruzione delle palazzine (1971), di un ingegnere e di un architetto che si occuparono anche del collaudo delle opere.
“Le palazzine sono state costruite molto male – ha detto il procuratore capo di Rieti Giuseppe Saieva -, e questo non si è verificato per altre palazzine costruite nella stessa piazza dalla stessa impresa. Sono andati a risparmio, un problema di costi e di profitti. Il fatto che si tratti di un edificio costruito dallo Stato ci addolora – aggiunge -, bisognerebbe fare di più, laddove c’è una responsabilità pubblica le cose appaiono sicuramente di una gravità maggiore”. La svolta nell’indagine arriva a quasi undici mesi dal terremoto devastante che ha raso al suolo gran parte della cittadina reatina.
Intanto saranno consegnate domani le prime case Sae (Soluzioni abitative di emergenza) destinate alle famiglie di Accumoli (Rieti) sfollate dal sisma. La consegna delle chiavi riguarderà i cittadini di Accumoli capoluogo e precisamente i lotti I, II e III per complessivi 71 alloggi. Alla consegna, ha annunciato il Comune di Amatrice, saranno presenti, insieme al sindaco Stefano Petrucci, anche il Commissario straordinario alla ricostruzione, Vasco Errani, il capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio e il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. “La consegna delle Sae – dichiara il sindaco Petrucci – è il primo e fondamentale passo per la ricostruzione, perché il nostro territorio è fatto di persone e da loro dobbiamo ricominciare per tornare a vivere come comunità“.