Per vent’anni l’attività principale della politica non è stata rendere più difficile la corruzione, ma i processi e le indagini sulla corruzione. Vi devo ricordare le leggi che i politici hanno fatto per essere processati?”. Così il magistrato Piercamillo Davigo, intervenendo a In Onda Estate (La7), si esprime sul difficile rapporto tra magistratura e politica e sull’annoso tema della corruzione. E non si risparmia una stoccata al leader Pd, Matteo Renzi: “Da un lato, è ovvio che chi ricopre cariche pubbliche sia più esposto a denunce, perché assume obblighi e doveri che un normale cittadino non ha. Altro è dire che ci sia un complotto per dare la caccia al presidente del Consiglio. Insomma, alla fine, in questo Paese di detenuti per reati di colletti bianchi ce n’è un ventesimo rispetto alla Germania. Quindi, che la smettano di dire queste sciocchezze“. E rincara: “C’è un ‘giornalaccio’ secondo cui non è vero che l’Italia è un paese corrotto perché il numero di condanne è inferiore a quello della Finlandia. No, l’Italia è un Paese in cui i farabutti la fanno franca. Non dico quale giornale sia, perché tanto si auto-identifica. In realtà, c’è un indice assolutamente affidabile: l’indice del costo delle opere pubbliche. I professori Golden e Picci hanno elaborato questo indice. Le opere pubbliche in Italia costano in media almeno il doppio di quanto costano negli altri Paesi d’Europa. Vorrà dire qualcosa o no?”. Poi racconta alcuni aneddoti risalenti a Mani Pulite: “Ricordo le scemenze che venivano dette quando sono stati scoperti i gravissimi fatti di corruzione emersi dal ’92-’94. Ad esempio, dicevano: ‘Lo sapevano tutti’. Io, tanto per cominciare, non lo sapevo. E credo che non lo sapesse nessuno. E quando un politico veniva preso, chiedeva: ‘Perché processate me e non gli altri?’. Noi prendiamo circa il 3% dei ladri d’auto. Io non ho mai trovato un ladro d’auto che, una volta arrestato, abbia detto: ‘E gli altri?'”. E aggiunge: “C’è ancora chi parla di violazione del segreto istruttorio: è fantastica. Ce ne sono pochissime di vere violazioni del segreto, visto che non esiste più da quando non c’è più l’istruttoria. Esiste il segreto investigativo che, però, cede, salvo provvedimenti di secretazione, quando l’indagato può avere notizia dell’atto. Quell’atto non è più segreto. Ne è vietata la pubblicazione, che è un altro reato. Io però” – continua – “faccio una riflessione diversa: se domani un giornale titola in prima pagina “Davigo è un ladro”, posso dire mai che è una grave violazione del segreto? Cioè, sono un ladro, ma non si deve sapere. Devo dire: ‘Non è vero. Io non rubo’. Ma pochi dicono così. Di solito dicono che è una grave violazione del segreto”

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