Luci e ombre. Sono la ragazza che ti ha servito il caffè questa mattina? Sono l’autista del bus che vedi fermo al semaforo? I grafici delle equazioni a 3 variabili sono complessi, a me sembrano vivi. Linearità significa sicurezza? Possono amore, sesso e libertà creare armonia? Magari sono solo un’idea sopita dentro di te o un sassolino nella tua scarpa. Metterò ordine ad un anno di dating: può un genitore, convivente e ultraquarantenne ambire ad avere oltre ad un cane, un gatto e un frullatore anche un pesce rosso immortale? Mi chiamo Solfuria e sono meno diabolica della vita.
Ci risiamo! Un anno di dating quanto ti ha cambiata Solfuria? Hai disabilitato il tuo profilo per concederti l’ennesimo ‘nuovo inizio’… ed eccoti qui stesa sul letto… in silenzio e al buio… a pensare a come sarà l’incontro di domani sera.
L’ennesimo incontro.
Respiro e chiudo gli occhi, cominciando a concentrarmi sul volto dello sconosciuto che domani sera vedrò per la prima volta. Un tondino microscopico… due occhi che mi parlano da qualche settimana, dallo schermo del mio smartphone.
La prima volta che l’ho vista é stato nei miei pensieri. Era immobile e spaesata ma con sguardo acceso. Indossava un vestito di lana leggero, aderente ma non attillato. Di colore verde bottiglia a girocollo con maniche lunghe e nere. L’abito finiva sotto al ginocchio con una fascia orizzontale, sempre nera. Il mio sguardo seguiva i collant fino a terra… wow, che schianto: uno stivaletto in pelle nera opaca che cingeva morbidamente la caviglia e poggiava su un tacco largo un paio di centimetri. Da togliere il fiato.
Un solo accessorio, una cinta che poggiava sui fianchi, una catenella di metallo a maglia sottile color piombo. Aveva un caschetto sfilacciato alle spalle, color miele scuro, un trucco leggerissimo con ombretto e lucida-labbra color prugna.
Ho pensato che fosse molto femminile. Quella sera mi sono coricata più eccitata ed inquieta del solito. Nella mia testa un pensiero cantilenava come una sorta di mantra: e se lui fosse davvero una donna?
a cura di Alessandro Madron