Il Viminale deve rimborsare gli attivisti per la raffica di provvedimenti di rimpatrio emanati dalla Questura. I rimborsi delle spese processuali vanno infatti dai 500 ai 1.500 euro per ogni singolo ricorrente, per un totale di oltre 7.000 euro di spesa fino a questo momento. La sentenza: "Provvedimenti lesivi di libertà garantite"
Passano i mesi e sale l’importo che il Viminale si trova costretto a rimborsare ai giovani del cosiddetto “movimento No borders” per la raffica di provvedimenti di rimpatrio con foglio di via emanati dalla Questura di Ventimiglia, giudicati illegittimi e annullati dal Tar della Liguria. I rimborsi delle spese processuali vanno infatti dai 500 ai 1.500 euro per ogni singolo ricorrente, per un totale di oltre 7.000 euro di spesa da un anno a questa parte.
“Manifestare con i migranti in difesa della libertà di movimento non rappresenta un fatto idoneo a giustificare un provvedimento di rimpatrio con foglio di via, bensì rientra nei diritti costituzionalmente garantiti di manifestazione del proprio pensiero, libertà di riunione e di associazione”. Così si legge una delle sentenze del Tar che in questi mesi stanno accogliendo i ricorsi dei solidali giudicando illegittimi i fogli di via. Anche le ultime cinque sentenze, emanate il 19 luglio, sembrano ribaltare l’impianto accusatorio portato avanti dalla Questura di Imperia, che con questi provvedimenti definivano i solidali come “soggetti socialmente pericolosi” sulla base della sola partecipazione a iniziative di solidarietà con i migranti bloccati al confine tra l’Italia e la Francia. Come già avvenuto in altre sentenze di annullamento le azioni dei solidali sono state giudicate dal Tar “totalmente prive di elementi idonei a suffragare il giudizio di pericolosità”.
Inoltre, l’estensione dei provvedimenti di allontanamento dal territorio di Ventimiglia ad altri quindici comuni limitrofi viene definita dai giudici “ingiustificata, sproporzionata e gravemente lesiva del diritto fondamentale costituzionalmente garantito di libertà di circolazione e soggiorno sul territorio nazionale”. Tanto più grave quanto illegittima anche nelle modalità di emanazione, in quanto la Questura di Imperia in tutti i casi ha “omesso la doverosa comunicazione di avvio del procedimento”.
Da quanto si legge nelle ultime sentenze, questi provvedimenti, che per loro natura determinano una “cospicua compressione di libertà e diritti fondamentali”, sarebbero state emesse senza la presenza di alcun “comportamento pericoloso o di rilievo” atto a giustificarle. I ricorrenti risultano inoltre essere “assai distanti dal paradigma di soggetto socialmente pericoloso”. Nelle sentenze viene ribadita la centralità del diritto di manifestazione ed espressione del proprio pensiero, oltre che il “dovere della solidarietà sancito dall’articolo 2 della Costituzione, che in nessun caso può essere ostacolato o criminalizzato”, come ribadiscono i legali dello studio di Alessandra Ballerini che hanno difeso i solidali di Ventimiglia.