Il senso dei vari “conti energia“, strumenti di incentivazione del fotovoltaico sviluppati a cavallo tra il 2005 e il 2012, era di sviluppare la diffusione di tale sistema di produzione di energia elettrica in maniera tale da soddisfare gli obiettivi europei che anche il nostro Paese avrebbe dovuto rispettare: il famoso parametro 20/20/20 determinato dall’altrettanto famoso “protocollo di Kyoto”.
Non entro nel merito delle cifre, sui quali peraltro più volte ho sostenuto che sono state messe in campo tariffe incentivanti esagerate, che hanno dato il via a grandi speculazioni, bruciando le risorse disponibili in poco tempo e tagliando, di fatto, la reale possibilità di creare una nuova filiera economica stabile.
Vorrei qui riflettere, invece, sul nuovo corso politico che si sta spingendo con forza, contro e non certo a favore, dei sistemi fotovoltaici incentivati. Parliamo di controlli sugli impianti soggetti ai vari conti energia (incentivi) effettuati dal Gse – Gestore dei Servizi Energetici – negli anni, approfondendo una situazione assurda che si sta sviluppando nel nostro Paese. Per fare ciò, è necessario ricorrere principalmente ai dati, forniti dallo stesso Gse, nel resoconto annuale delle attività.
In questo documento, da pagina 218 in poi, si trovano i riferimenti alle verifiche e già dall’introduzione al tema si capisce l’obiettivo: “L’attività di verifica, volta ad accertare che gli incentivi pubblici siano stati legittimamente riconosciuti, nel corso del 2016 è stata ulteriormente potenziata, consentendo al Gse di svolgere 4.240 controlli (+22% rispetto al 2015). Il 35% dei 2.147 procedimenti conclusi nel corso dell’anno ha avuto esito negativo, derivandone la necessità di recuperare 183 milioni di euro”.
Dunque oltre un terzo degli impianti verificati ha subìto sospensioni o revoche degli incentivi. Tale attività del Gse è stata ulteriormente spinta e regolamentata dal “decreto controlli”, documento che determina le varie procedure da attuare in fase di verifica.
Vorrei qui, però, riflettere su un dato preciso: il 35% degli impianti controllati sono risultati inidonei ad avere tariffe incentivanti; tariffe che hanno visto riconosciute magari nel 2010, dallo stesso Gse, che ha fatto letteralmente impazzire tutti, all’epoca. Progettisti, installatori, committenti e produttori di materiali vari sono diventati pazzi nel produrre una mole enorme di documentazione richiesta per accedere alle tariffe previste dai vari conti energia.
Personalmente, ricordo le notti in bianco passate davanti al Pc sul portale del Gse, per inserire dati, schemi e documenti vari per le varie pratiche di incentivazione. Quante discussioni con il Gse per certificati di produzione dei pannelli o inverte, per comunicazioni di avvio o fine lavori al comune o per un’infinità di altre pratiche burocratiche che pochissimo o nulla hanno a che fare con l’aspetto tecnico vero e proprio di un sistema fotovoltaico.
Tornando alla percentuale del 35%, mi chiedo quali siano le carenze di questi impianti. Sono strutturali e tecniche, o solo burocratiche? Se si tratta di carenze tecniche non ho nulla da dire. Se l’impianto non è stato progettato e realizzato in maniera corretta, condivido totalmente che ne subisca la defenestrazione dal sistema incentivante. Quello che però temo di più, e qui parlo per esperienza personale e dopo confronti con vari operatori del settore, sono le esclusioni per difetti “formali” banali e non significativi.
Cito un esempio, tanto per dare l’idea di dove stiamo andando a parare. A un titolare di impianto fotovoltaico incentivato nel 2010 è stato contestato il mancato invio documentale della dichiarazione di fine lavori in comune. Tale documento non è stato prodotto, perché i lavori di costruzione totale dell’immobile non sono nemmeno finiti. La sospensione dei lavori era dovuta a un contenzioso con un vicino, fatto che non attiene al sistema fotovoltaico.
L’impianto infatti era realizzato regolarmente e il Gse ne ha riconosciuto la tariffa incentivante nel 2010. Dopo aver verificato tutte le carte depositate, le aveva avvalorate, concedendo l’erogazione degli incentivi fino a poco tempo fa.
La posa del sistema fotovoltaico era prevista nella concessione edilizia globale, quindi non è stata fatta la comunicazione di fine lavori in Comune, proprio perché tali lavori sono sospesi e non finiti. Nel 2016 ci si accorge che manca questa carta, mai richiesta nella fase di compilazione della domanda, tanto che le tariffe incentivanti sono state riconosciute e percepite per oltre sei anni.
Ma la carta richiesta non è producibile, perché i lavori di costruzione totale dello stabile non sono ultimati (pare manchi un pezzetto di piazzale da finire, ma la casa è regolarmente abitata, funzionante in tutti gli impianti). In casi come questi, davvero numerosi stando a quanto dichiarano molti operatori del settore, sembra che prevalga una volontà politica diversa e contraria a quella che era nata con il famoso “protocollo di Kyoto”.
Che senso ha perseguire questa strada assurda, di ricerca spasmodica di ogni pretesto per tagliare incentivi che sono stati riconosciuti anni prima e sui quali molti privati e molte aziende hanno fatto conto per i loro investimenti? Perché il nostro Paese continua a dare questa perenne dimostrazione di instabilità nelle proposte di sviluppo economico?
Prima ti do e poi ti tolgo. Prima ti illudo e poi ti bastono. Molte verifiche sono di tipo burocratico e rientrano nella tipologia dell’esempio che ho riportato. Non c’è nulla da fare in questi casi, purtroppo. Siamo in un paese in mano ai burocrati, che ci faranno morire correndo dietro a richieste assurde e insolvibili e per le quali continueremo a rimanere una nazione inaffidabile dal punto di vista degli investimenti economici.
Non è ammissibile che un impianto fotovoltaico incentivato regolarmente, quindi già controllato in fase di attribuzione dell’incentivo, subisca penalizzazioni dopo diversi anni a causa di presunti deficit documentali e non tecnici, riscontrati solo dopo l’entrata in vigore di un decreto postumo all’impianto stesso.
Siamo a credibilità zero nella politica che non si occupa seriamente di questi problemi reali di privati e aziende. Siamo a dubitare fortemente anche nel Gse, braccio armato di questa politica ingannatoria, che da una parte dice di sostenere le energie rinnovabili, ma dall’altra castra lo sviluppo delle stesse, mandando a rischio fallimento privati e imprese che dovranno restituire gli incentivi riconosciuti in precedenza. Poi chiediamoci perché sempre meno gente va a votare!