Nessuno vuole pagare la fattura per la conservazione della salma del terrorista Anis Amri, autore della strage di Berlino del 19 dicembre 2016, ucciso lo scorso 23 dicembre da due poliziotti a Sesto San Giovanni. “Siamo alla follia. Sono esterrefatto, quella per per oltre sei mesi era un’ipotesi assurda e irrealizzabile in Italia è incredibilmente diventata realtà. I miei uffici mi hanno appena mostrato la fattura del Comune di Milano, pari a un importo di 2.160,18 euro, con la quale viene chiesto all’Amministrazione comunale di Sesto San Giovanni di pagare le spese di “deposito salma” del terrorista Anis Amri. A scanso di equivoci dico subito che mi opporrò con ogni mezzo a questa vergognosa e offensiva richiesta e che i soldi dei miei cittadini mai saranno utilizzati per far fronte a questa richiesta”. A sostenerlo è Roberto Di Stefano, neo-sindaco di centrodestra della ex Stalingrado d’Italia. La salma del killer, che non era stata reclamata da nessuno, per oltre sei mesi – dal 23 dicembre 2016 al 29 giugno 2017, come recita la fattura inviata dal Comune di Milano a quello di Sesto San Giovanni – è stata ospitata dall’obitorio sestese, per poi lasciare l’Italia in direzione Tunisia, dove è giunta il 30 giugno.

“Non mi interessa assolutamente nulla – prosegue il primo cittadino – se la legge nazionale prevede che le spese post-mortem di una persona non reclamata siano a carico del Comune in cui la stessa è morta. Qui stiamo parlando di un mostro che non merita alcuna pietà. Per questo ho già provveduto a scrivere al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, al ministro degli Esteri Angelino Alfano e al sindaco di Milano Giuseppe Sala, per comunicare loro che Sesto San Giovanni non pagherà mai nulla. Se proprio ci tengono provvedano loro. Noi anche nel rispetto di Fabrizia Di Lorenzo, vittima italiana di quella strage, e di tutte le altre persone morte in attentati terroristici di matrice islamista, oltre che in segno di attenzione delle Forze dell’Ordine, non destineremo mai un euro per saldare questa fattura”.

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