Come già aveva fatto il gip, anche il Tribunale del Riesame respinge la richiesta della Procura di arrestare Marco Bogarelli, Andrea Ciocchetti e Riccardo Silva. Fecero sì operazioni finanziarie "azzardate" e furono "spregiudicati", ma non danneggiarono nessuno
Non solo i manager di Infront e M&P Silva non vanno arrestati, ma non commisero alcun reato. Nel motivare il “no” agli arresti di Marco Bogarelli, Giuseppe Ciocchetti e Riccardo Silva, il Tribunale del Riesame ha smontato la tesi della procura di Milano riguardante l’esistenza di un’associazione a delinquere capace di condizione l’assegnazione dei diritti tv della Serie A.
I pm Filippini, Pellicano e Polizzi avevano impugnato il rigetto degli arresti deciso dal gip ad aprile per l’ex presidente ed ex dg di Infront, advisor della Lega Calcio, e per il patron di Mp&Silva, leader a livello mondiale della distribuzione dei diritti. Ma adesso anche il Riesame dice “no” e spiega che la “disintegrazione delle ipotesi accusatorie” dei reati contestati, tra cui la presunta turbativa d’asta, finisce “per rendere evanescente qualsiasi considerazione sull’esistenza di un’associazione per delinquere”.
Già secondo il gip Manuela Accurso Tagano, gli indagati – accusati a vario titolo di turbativa d’asta, autoriciclaggio, ostacolo all’attività di vigilanza della Covisoc – non avrebbero fatto parte di un’associazione per delinquere, ma al massimo di una “lobby” e che le gare non avevano la natura pubblicistica ma erano “licitazioni” private. Adesso anche il Riesame inquadra così la loro attività, specificando che i tre hanno massimizzato sì i profitti in un’ottica imprenditoriale – e lo hanno fatto con “indubbia spregiudicatezza”, tradendo il dovere di lealtà nei confronti della Lega Calcio – ma comunque non hanno danneggiato la stessa Lega.
“Le conversazioni intercettate, il contenuto delle mail poste in sequestro e la documentazione acquisita non danno conto di alcun progetto delittuoso, di alcun disegno preordinato alla commissione di un numero indeterminato di reati – affermano ancora i giudici – e nemmeno di una struttura organizzativa di tipo criminale operante, in via diretta o mediata, attraverso la strumentalizzazione dei rispettivi ruoli e delle compagini societarie di riferimento”.
Gli interessi economici – scrive sempre il Riesame- sono stati perseguiti nell’interesse dei singoli, Bolgarelli, Ciocchetti, Silva e tutti coloro che si sono solo intravisti – Andrea Locatelli, Adriano Galliani, Enrico Preziosi, Claudio Lotito, Gianluca Paparesta e altri – nella descrizione della vicenda operata dal pm, “ma in egual misura della Lega Calcio e delle piattaforme televisive che hanno partecipato ai bandi incriminati”.
Per il Riesame, infine, “elementi sintomatici di azzardate operazioni finanziarie, tra l’altro molto ben congegnate, di accordi raggiunti con sicura intraprendenza che alcun danno, in concreto dimostrato, hanno recato alla Lega Calcio, alle società di calcio o ai singoli competitors, paiono più pertinenti sotto l’eventuale tradimento del rapporto di fiducia improntato sull’imparzialità e indipendenza, alla giustizia sportiva che non a quella ordinaria”.