Cresce la tensione in tra israeliani e palestinesi. E alla fine della giornata in cui il presidente Abu Mazen annuncia il congelamento del rapporti con Tel Aviv si contano almeno sei morti. Annunciata da giorni, la Giornata della collera palestinese contro le nuove misure di sicurezza israeliane sulla Spianata delle Moschee è arrivata impetuosamente oggi: tre adolescenti uccisi e centinaia di feriti sono il risultato di ore di duri scontri. Mentre in serata è arrivata anche la notizia che sono tre gli israeliani uccisi da un attentatore palestinese nella colonia di Halamish (Ramallah, Cisgiordania).
di Mario Catania
È ancora presto per stabilire se si sia alla vigilia di una nuova insurrezione popolare. Ma oggi Gerusalemme est, la Cisgiordania e anche la più distante Gaza hanno vissuto una giornata di Intifada. Con i leader lontani: il premier israeliano Benyamin Netanyahu è stato in Francia e Ungheria e il presidente palestinese Abu Mazen in Cina gli estremisti hanno avuto la possibilità di organizzarsi e Hamas, la corrente radicale di al-Fatah, il Movimento islamico in Israele, avevano ormai completato i preparativi per la giornata di lotta.
La miccia delle violenze odierne è stata accesa sulla Spianata delle Moschee una settimana fa, quando tre arabi israeliani hanno ucciso due agenti di polizia, sparando loro a bruciapelo, per poi essere abbattuti a loro volta a pochi passi dalla Moschea al-Aqsa. In una reazione a caldo Israele ha allora installato metal detector agli accessi principali: una misura normale di sicurezza, agli occhi israeliani, un grave cambiamento dello status quo per il Waqf, l’ente per la protezione dei beni islamici in Palestina. Ieri il governo israeliano ha deciso di lasciare in funzione i varchi elettronici, malgrado gli appelli del Waqf ad una protesta di massa in concomitanza delle preghiere del venerdì. Di prima mattina, migliaia di agenti sono stati dislocati in prossimità della Città Vecchia, limitando l’ingresso ai soli adulti di oltre 50 anni. Le preghiere di protesta, recitate da migliaia di fedeli nelle strade vicine – nessuno di loro è voluto passare per i metal detector -, si sono concluse senza incidenti. Ma subito dopo la rabbia è esplosa in diversi rioni di Gerusalemme, dove migliaia di palestinesi hanno scagliato sassi e sparato fuochi d’artificio ad altezza d’uomo contro gli agenti di polizia. Questi hanno reagito con gas lacrimogeni e proiettili rivestiti di gomma. Ma le proteste si sono allargate a tutta la Cisgiordania. Il bilancio dei feriti è cresciuto sempre di più. Poi si è avuta notizia dei morti: tre ragazzi di 17-18 anni, uno dei quali – secondo fonti locali – è stato colpito da una guardia civile che proteggeva famiglie di coloni. Collera hanno inoltre sollevato sul web le immagini di un agente di polizia ripreso mentre sferrava un calcio ad un musulmano inginocchiato per strada, immerso nella preghiera. La prima vittima è stato identificata in Muhammad Sharaf, 18 anni, originario del vicino rione di Silwan. Fonti palestinesi sostengono che è stato colpito dal fuoco di un civile israeliano. La polizia israeliana non ha confermato. La morte di un secondo dimostrante palestinese è stata confermata dalla radio militare israeliana. L’uomo è stato identificato da fonti palestinesi in Muhammad Abu Ghannam. Il suo corpo è stato prelevato dalla famiglia dall’ospedale Muqassed di Gerusalemme est, per impedire che fosse preso in custodia dalle autorità israeliane. La terza vittima, Mohammed Mahmud, 17 anni, sarebbe stata colpita al petto da un proiettile israeliano nel rione di Abu Dis e sarebbe deceduto dopo il ricovero in un ospedale di Ramallah.
Disordini anche alla Porta di Giaffa, uno degli accessi alla Città vecchia, dove gli agenti hanno disperso i dimostranti. Vicino alla Porta di Damasco l’atmosfera è stata tesa, con i fedeli “sempre più agitati all’arrivo delle autorità che immediatamente hanno infiammato la folla”, scrive Jerusalem Post. La polizia ha respinto un tentativo di superare con la forza i blocchi di sicurezza installati alla porta, e gli agenti sono stati bersagliati di pietre. Secondo la polizia, l’ordine è stato ripristinato poco dopo. Altri incidenti si sono verificati in Cisgiordania: all’ingresso di Betlemme e al valico di Qalandiya, a nord di Gerusalemme, dove circa 400 palestinesi hanno lanciato pietre contro le forze di sicurezza a un posto di blocco. Testimoni citati dai media internazionali hanno riferito che la polizia israeliana ha usato contro i palestinesi gas lacrimogeni e proiettili di gomma. Infine la colonia di Halamish: le vittime sono due uomini di 60 e 40 anni e una donna di 40 anni. Sul posto c’è un quarto ferito. L’attentatore palestinese è stato neutralizzato all’interno della abitazione degli israeliani, a colpi di pistola.
Da Gaza Hamas ha continuato per tutta la giornata a soffiare sul fuoco, esortando la popolazione a scontrarsi con le forze israeliane. Mentre a Ramallah Abu Mazen è stato impegnato in consultazioni di sicurezza durante le quali pare gli sia stato chiesto di annullare la cooperazione di sicurezza con Israele e così è stato. Dal mondo arabo sono piovute condanne verso Israele. I tre attentatori di venerdì scorso sono così riusciti nel loro intento di utilizzare la Spianata come una sorta di miccia per innescare, su base religiosa, un nuovo conflitto fra Israele e i palestinesi. Quanti – come gli emissari di Donald Trump – speravano invece di rimettere in moto in queste settimane un dialogo di pace fra i due popoli, hanno registrato oggi una pericolosa battuta di arresto.