Il portiere della Juve e della Nazionale Gianluigi Buffon e la conduttrice Ilaria D’Amico hanno diffidato Libero, il quotidiano diretto da Vittorio Feltri, per le allusioni a sfondo erotico che la versione online del giornale ha fatto a proposito di alcune foto della coppia pubblicate da Chi.
In effetti, il settimanale di gossip diretto da Alfonso Signorini aveva scelto per la copertina una immagine decisamente allusiva, con la D’Amico immortalata mentre si avvicina alle gambe del compagno. Libero, come sempre molto disinvolto nei titoli online e nei lanci social, aveva parlato di “bacino proprio lì, nel luogo più caliente del corpo maschile”, provocando la comprensibile ira della coppia e la conseguente diffida, arrivata attraverso l’avvocato Daniele Missaglia: “Ilaria D’Amico e Gianluigi Buffon – si legge nel testo inviato alla redazione di Libero – mi hanno conferito mandato per denunziare il grave danno d’immagine patito in conseguenza della pubblicazione sul vostro sito web di fotografie e commenti gravemente pregiudizievoli per i miei assistiti. La selezione delle foto da voi pubblicate, affiancate da titoli oltremodo diffamatori quali “il bacino proprio lì, nel luogo più caliente del corpo maschile”, espongono i miei assistiti, in particolare Ilaria D’Amico, ad allusioni degradanti circa le asserite (e non veritiere) intenzioni espresse nel fermo-immagine.
In realtà la signora Ilaria D’Amico si è limitata, mentre rideva, ad appoggiare la fronte sulle gambe del compagno, ma le modalità volutamente ambigue con cui è stata selezionata l’immagine (rafforzata da eloquenti titoli denigranti) evocano nel lettore la connotazione pruriginosa e passionale del gesto”. Dopo aver spiegato il vero senso della fotografia, l’avvocato Missaglia è passato alla diffida formale, con tanto di richiamo al codice penale: “La pubblicazione delle suddette foto, con la combinazione di commenti artatamente suggestivi, integra pacificamente il reato di diffamazione punito all’art. 595 c.p., con l’aggravante di cui al comma III della medesima disposizione, per essere la condotta perpetrata con il mezzo della stampa, ovvero altro mezzo di pubblicità”.
Inutile dire, infine, che l’articolo in questione è stato prontamente rimosso dal sito di Libero, così come da quello di altre testate che avevano dato agli scatti la medesima interpretazione maliziosa.