Sono quattordici gli indagati per uno dei filoni dell'inchiesta della procura di Milano nei confronti degli ex vertici dell'istituto di credito online controllata da Ubi Banca. All'istituto il pm Elio Ramondini contesta la legge 231 sulla responsabilità amministrativa
Ostacolo alle funzioni di vigilanza e violazione delle norme antiriciclaggio. Sono quattordici gli indagati per uno dei filoni dell’inchiesta della procura di Milano nei confronti degli ex vertici della Iw Bank, l’istituto di credito online controllata da Ubi Banca. All’istituto il pm Elio Ramondini contesta la legge 231 sulla responsabilità amministrativa. La notizia dell’inchiesta era emersa il 3 dicembre 2015 quando furono perquisite dagli uomini della Finanza le sedi di Milano, Brescia e Varese. Le indagini erano scattate dopo una serie di segnalazioni di operazioni sospette da parte dell’Unità di informazione finanziaria della Banca di Italia (Ufi). La chiusura dell’inchiesta, riportata dal Sole24Ore, è stata notificata nei giorni scorsi ad Alessandro Prampolini, ex amministratore delegato e direttore generale, a Mario Cera e Giorgio Frigeri, ex presidenti e consiglieri, a Gian Cesare Toffetti, ex consigliere ed ex vicepresidente, e per gli ex consiglieri Pietro Alberico Mazzola, Ettore Giuseppe Medda, Pierangelo Rigamonti, Renato Tassetti, Mario Noera, Rodolfo Luzzana. Indagini chiuse anche per ex presidente del collegio sindacale Cosmo Nardella e gli ex sindaci Pecuvio Rondini, Giorgio Dall’Olio.
Secondo l’accusa i manager hanno omesso di comunicare a Bankitalia, come prescritto dalla legge, alcune irregolarità 0 in tema di adeguata verifica e registrazione nell’Archivio unico informatico (Aui) su migliaia di posizioni dei clienti dell’istituto. Dopo un’ispezione condotta dagli uomini dell’Uif nel 2013 erano state segnalate 104mila posizioni giudicate degne di approfondimenti su 140 mila. Agli indagati viene contestato anche il mancato inserimento nell’Aui dei dati riguardanti i titolari effettivi dei rapporti continuativi e la mancata previsione di specifiche modalità di registrazione per operazioni di sposti da intermediari residenti in paesi non equivalenti ovvero i paesi che hanno normative antiriciclaggio non in linea con le disposizioni comunitarie. Inoltre secondo la Procura mancava il censimento nel sistema informatico dei titolari di carte di credito e carte prepagate “aggiuntive” con addebito a valere sui conti intestati a terzi e l’assenza di personale con competenza specifica in materia di antiriciclaggio. Per il pm venivano comunicate quindi informazioni “incomplete e generiche” anche dopo il cda del 18 giugno 2010. I reati sono contestati, a vario titolo, dal 7 maggio 2008 al 14 maggio 2014.