“A Roma la mafia non esiste. Anche a Palermo non esisteva. E’ ora di rivedere un reato applicabile solo a gruppi capeggiati da meridionali“. E’ il sarcastico tweet pubblicato dallo scrittore Roberto Saviano nel giorno della sentenza relativa al processo di Mafia Capitale, in cui i giudici della X sezione penale di Roma hanno fatto cadere per tutti gli imputati sia l’associazione mafiosa, sia l’aggravante. Ospite di In Onda Estate (La7), il difensore di Massimo Carminati, Giosuè Bruno Naso, commenta: “Che la mafia sia una esperienza criminale tipica delle regioni meridionali è un dato di fatto. La storia ci insegna che la mafia è nata in Sicilia, in Calabria e nelle Puglie“. Esplode la polemica, quando uno dei conduttori, David Parenzo, citando il saggio-inchiesta di Gianluigi Nuzzi, e di Claudio Antonelli “Metastasi“, ricorda all’avvocato le diramazioni della mafia al nord. A rincarare il monito, è Luca Telese: “Non ci racconti favole”. E Naso replica, stizzito: “Ah, perché la mafia è nata in Veneto? E’ nata in Toscana? In realtà, negli anni ’60-’70 è stata deleteria la scelta della polizia giudiziaria, quella del confino di polizia dei meridionali nelle regioni del nord. Lo diceva anche Bossi“. Poi si lamenta coi conduttori, che lo incalzano: “Però non mi fate finire mezza parola, perché non vi garba quello che dico. Quella scelta della polizia giudiziaria, mettendo il domicilio coatto dei mafiosi del sud, ad esempio, a Busto Arsizio, ha consentito che costoro trasmigrassero anche la criminalità nelle regioni del nord. Quindi, oggi c’è anche la mafia nelle regioni del nord per scelte sbagliate di politica criminale“. Poi chiosa: “In questo Paese più che le organizzazioni mafiose esiste la cultura mafiosa: la raccomandazione, il familismo, il corporativismo”
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