Scontro rovente a In Onda Estate (La7) tra il giornalista Gianluigi Nuzzi e l’avvocato difensore di Massimo Carminati, Giosuè Bruno Naso. Nuzzi sottolinea l’importanza della sentenza del processo Mafia Capitale: “Molti sottovalutano questo aspetto, ma trovo rilevante che i giudici abbiano dato pene altissime agli imputati per reati che fino a ieri si punivano in maniera molto più mite. I precedenti processi per tangenti non hanno mai visto delle pene così significative. Respingo” – continua – “chi parla di una pubblicistica che ha esaltato Carminati e se la prende con Bonini, Abbate e altri colleghi che si sono occupati di questa inchiesta. E non lo faccio per partigianeria, ma perché effettivamente Carminati è stato una cerniera tra tanti mondi. E lo è sempre stato. E’ vero, i giudici lo hanno spesso assolto, ma noi sappiamo cosa era “il porto delle nebbie” (Procura di Roma, ndr): sicuramente lo hanno assolto nel merito. Non c’è un romanzo nero inventato da cronisti di razza, ma c’è una situazione disperata in una Capitale dove la mafia c’è”. Si scaldano gli animi quando Nuzzi cita la rapina di Carminati nel caveau della banca nella Città della Giustizia a Roma, raccontata dal giornalista dell’Espresso, Lirio Abbate, nel suo libro “La Lista – Il ricatto alla Repubblica di Massimo Carminati”. Naso insorge e accusa Nuzzi di non leggere le sentenze: “E’ una cosa intollerabile! Quello che lei dice è riportato nella pubblicistica, non nelle sentenze. E varranno un po’ più le sentenze dei libretti?“. Nuzzi non ci sta e ribatte: “Non sia dispregiativo nei confronti dei libri dei miei colleghi, avvocato”. Naso ripete più volte il termine “libretti”. Il giornalista ribatte: “Io rispetto il suo lavoro e lei dovrebbe fare esattamente la stessa cosa. Non li chiami ‘libretti’!”. “Li devo apprezzare per forza? Io li chiamo ‘libretti'”, controbatte il legale. “Lei non fa delle ‘arringhette’, ma delle arringhe” – replica Nuzzi – “Ma come si permette di parlare di libretti?”