È altissimo il conto da pagare per il caldo incessante e le temperature oltre la media delle ultime settimane: due terzi dell’Italia e dei campi coltivati lungo la Penisola sono a secco a causa della siccità delle ultime settimane ed ammontano ad oltre 2 miliardi, secondo un’analisi Coldiretti, i danni provocati a coltivazioni e allevamenti. Almeno dieci Regioni, secondo quanto apprende l’Ansa, stanno per presentare la richiesta di stato di calamità naturale al ministero delle Politiche agricole. La misura prevede, per le aziende, sospensione delle rate dei mutui, blocco dei pagamenti dei contributi e accesso al Fondo per il ristoro danni. Senza contare i danni degli incendi che stanno affliggendo il nostro paese da giorni e l’emergenza che sta vivendo la città di Roma.
In particolare, con la dichiarazione scattano la sospensione delle rate dei mutui bancari delle imprese agricole e il blocco del versamento dei contributi assistenziali e previdenziali. Tenuto conto dell’eccezionale siccità, vengono estesi i benefici del fondo anche alle aziende agricole che potevano sottoscrivere assicurazioni, grazie ad un emendamento al decreto Mezzogiorno ora in Senato.
Cala la produzione di latte, timori per raccolta della frutta
Allarmanti i dati Coldiretti: il Lago di Garda è appena al 34,4% di riempimento del volume mentre il fiume Po al Ponte della Becca a Pavia a circa 3,5 metri sotto lo zero idrometrico. Per gli agricoltori è sempre più difficile ricorrere all’irrigazione di soccorso per salvare le produzioni. Le perdite provocate dalla siccità nella sola Lombardia ammontano a circa 90 milioni di euro. Anche la produzione di latte che è crollata di circa il 15%, a causa del caldo. L’allarme fieno riguarda anche gli alpeggi in montagna, dove secondo un monitoraggio della Coldiretti in Lombardia, nei pascoli si registra in media un calo del 20% di erba a disposizione del bestiame: le perdite provocate dalla siccità ammontano a circa 90 milioni di euro, i due terzi dei quali legate alle coltivazioni di mais e frumento. In Piemonte a soffrire sono soprattutto le province di Cuneo, Asti e Alessandria dove il forte caldo di questi giorni, oltretutto, sta aggravando la situazione idrica degli alpeggi. La campagna cerealicola sta facendo registrare rese inferiori del 30%, per le coltivazioni foraggiere è andato a compimento solo il primo taglio con danni almeno del 50%. Forti timori anche per la raccolta di frutta, uva e nocciole. Vivono con il terrore degli incendi, considerata la conformazione del territorio, gli agricoltori della Liguria che risentono della siccità soprattutto per gli oliveti dell’Imperiese soggetti alla cascola dei frutti e nelle zone irrigue di Andora ed Albenga dove soffre anche la coltivazione del pregiato basilico genovese. Dal mese di aprile, la Regione Veneto ha emesso tre ordinanze sullo stato di crisi per siccità allo scopo di contingentare l’acqua.
Dalla Basilicata alla Sicilia le coltivazioni a rischio
Grossi problemi di siccità nel Metapontino in Basilicata, con notevoli danni alle colture frutticole, agrumicole e orticole, e nella zona della val d’Agri e del Vulture alla viticoltura e alla orticoltura di fine estate. La Coldiretti chiederà lo stato di calamità. In Calabria in difficoltà l’ulivo con perdite medie del 35/40% e la viticoltura con circa un 15% di grappoli bruciati per eccesso di caldo e siccità mentre in forte difficoltà sono i pascoli per bovini e gli ovicaprini con forte diminuzione di produzione di foraggi sui prati permanenti.
Aumento del costo delle irrigazioni straordinarie sugli ortaggi in pieno campo, in serra e per la frutticoltura e in diversi territori anche nei vigneti. In totale la stima dei danni tra maggiori costi e minore produzione raggiunge secondo la Coldiretti i 310 milioni di euro in Calabria con la Regione ha avviato le procedure per la richiesta al Ministero delle politiche Agricole il riconoscimento della calamità. In una Sicilia costi triplicati per chi è costretto a irrigare i campi con l’acqua che in alcune zone agricole del catanese non arriva a causa di una rete colabrodo.
Allevatori senza pascoli, dighe ai minimi nelle Marche
In Sardegna nel Sulcis-Iglesiente 4 mila aziende agricole sono rimaste praticamente senz’acqua a causa della siccità e degli incendi e la Coldiretti ha stimato nell’Isola una riduzione del 40% delle produzioni agricole e quantificato in 120 milioni di euro le perdite per tutti i settori agricoli. Gli allevatori sono rimasti senza pascoli, hanno raccolto il 50% del fieno, e subito un drastico calo delle produzioni di latte. La raccolta del grano è stata inferiore del 25%. La Giunta Regionale ha adottato una delibera per chiedere lo stato di calamità naturale per tutto il territorio regionale, comprese le zone irrigue. La Coldiretti stima che i danni possano ammontare a circa 200 milioni di euro, ma occorrerà attendere la fine dell’estate per comprenderne la reale dimensione. In Abruzzo, nella sola Marsica che contribuisce a generare il 25% del Pil agricolo con 13mila ettari coltivati, si stimano perdite di ricavo, legate alla produzione orticola, all’olivicoltura e alla zootecnia, di circa 200 milioni di euro con conseguenti ripercussioni sull’intera economia regionale.
Dighe ai minimi storici in Molise dove numerosi comuni hanno emanato ordinanze anti spreco, per salvaguardare le risorse idriche. La prolungata siccità ha già causato la perdita di 140 milioni di euro di grano, pomodori da industria e ortaggi in Puglia secondo la Coldiretti e, se non dovesse piovere ancora per settimane, troverà conferma il calo di oltre il 30% di produzione di olive. Ma soffrono anche gli agrumeti, i vigneti di uva da tavola e da vino. Oltre 200 milioni di euro è la stima dei danni da siccità all’agricoltura stimati dalla Coldiretti in Toscana dove la Regione ha dichiarato lo stato di emergenza. Solo la perdita di prodotto per grano tenero e duro è valutata in circa 50 milioni di euro; altri 35 milioni sono i danni al mais, altre foraggere e girasole, ma guasti da quantificare sono destinati a riguardare anche i vigneti e gli oliveti. Nelle Marche, dove la Coldiretti stima un danno di circa 30 milioni di euro a soffrire sono un po’ tutte le colture a partire dai foraggi per l’alimentazione degli animali, con crolli di produzione stimati fino al 50%. Situazione difficile pure per il mais e il girasole, con cali previsti intorno al 30%, ma è emergenza pure nelle stalle con le mucche che a causa dello stress da caldo stanno producendo fino al 20% di latte in meno. Danni stimati approssimativamente in oltre 60 milioni di euro dalla Coldiretti in Umbria dove il calo delle precipitazioni porterà a una diminuzione delle rese di grano e orzo (-30/40% circa, con picchi anche del 60% in alcune zone) e per i foraggi (-50%, con secondo taglio a rischio), ma anche della produzione di girasole, olio e miele (-50%). Nel Lazio le criticità maggiori si registrano a Latina dove sono compromessi fino al 50% i raccolti di mais, ortaggi, meloni, angurie.
Bonelli (Verdi): “Ogni giorno in Italia dispersi 9 miliardi di litri di acqua”
“In Italia ogni giorno c’è una dispersione dell’acqua di quasi 9 miliardi di litri al giorno a causa delle perdite registrate lungo la rete di 474 mila chilometri di acquedotti, è questo il dato drammatico che fa a pugni con l’emergenza siccità di queste ore” afferma Angelo Bonelli esponente dei Verdi. “Ogni 100 litri di acqua immessa negli acquedotti – prosegue – quasi 40 vengono persi per l’obsolescenza della rete idrica, una delle medie più alte d’Europa che fa il paio con il fatto che gli investimenti realizzati per rimodernare gli acquedotti sono tra i più bassi del continente: 32 l’anno per abitante a fronte della Francia che ne investe 88, il Regno unito 102 e la Danimarca 129 (dati Utilitalia). Per ogni abitante ben 144 litri di acqua al giorno non arrivano a destinazione (dati UNC -Unione Nazionale Consumatori) e da qui si arriva alla folle cifra di quasi 9 miliardi di acqua dispersa al giorno. Cosa ha fatto il governo finora per fronteggiare questa situazione? Non si può dichiarare lo stato di crisi senza dire che per uscire dalla perenne emergenza è necessario una enorme opera infrastrutturale per rimettere a posto gli acquedotti. La classe politica sa parlare solo di emergenza ma non fa nulla per prevenire e ridurre il danno oggi si chiama siccità e incendi domani alluvioni e dissesto idrogeologico. Ma chi dovrebbe realizzare le infrastrutture necessarie – prosegue l’ecologista – per far fronte al problema: lo Stato o le aziende che gestiscono l’acqua? Visto che queste sono di fatto in gran parte in mano ai privati come ACEA, quotata in borsa e praticamente dominata dal gruppo Caltagirone e dalla multinazionale francese Suez, non sarebbe il caso che il Governo imponga a queste che le realizzino con i lucrosissimi ricavi della gestione?” “La verità – conclude Bonelli – è che è necessario tornare allo spirito del referendum vinto da milioni di italiani: l’acqua e la sua gestione tornino pubbliche e lo Stato reinvesta tutti gli utili per la manutenzione della rete idrica. Quindi bisogna urgentemente convocare le camere unite per questa emergenza ambientale che era ampiamente prevedibile”.