Due anni e mezzo al senatur, quattro anni e dieci mesi per il suo storico tesoriere. Nuova condanna in pochi giorni per Umberto Bossi e Francesco Belsito riconosciuti colpevoli alla fine del processo sulla truffa da 56 milioni di euro ai danni dello Stato. In questo procedimento il pm di Genova aveva chiesto 4 anni per l’ex leader del Carroccio e e 4 anni e mezzo per il tesoriere. Il giudice ligure ha quindi emesso una condanna più lieve per Bossi aumentando quella di Belsito di quattro mesi. Il tribunale di Genova ha inoltre disposto la confisca di 48 milioni di euro dai fondi della Lega Nord.
Accolta quasi totalmente, dunque, l’istanza della procura che aveva chiesto la confisca di tutti i 56 milioni di euro al Carroccio in quanto “percettore delle indebite appropriazioni dei soldi pubblici”. Per l’accusa, nel periodo tra il 2008 e il 2010 sarebbero stati presentati rendiconti irregolari al Parlamento per ottenere indebitamente fondi pubblici. Denaro poi utilizzato in gran parte per le spese personali della famiglia Bossi. Condannati anche i tre ex revisori contabili del partito Diego Sanavio, Antonio Turci e Stefano Aldovisi (rispettivamente a due anni e otto mesi, due anni e otto mesi e un anno e nove mesi) e i due imprenditori Paolo Scala e Stefano Bonet (cinque anni ciascuno). Tutti sono accusati di truffa. L’inchiesta era deflagrata nel 2012 e aveva portato alle dimissioni di Bossi e dei suoi fedelissimi. Belsito e i due imprenditori sono accusati anche di riciclaggio perché avrebbero portato oltre confine, a Cipro e in Tanzania, parte dei soldi illecitamente ottenuti. Il tribunale ha anche stabilito, a carico dei condannati, il pagamento di quasi un milione di euro a titolo di provvisionale a favore di Camera e Senato, che si erano costituiti parte civile. La sentenza è l’ultimo atto di un processo cominciato il 23 settembre scorso, dopo che nel capoluogo ligure era arrivato per competenza lo stralcio d’indagine da Milano.
L’inchiesta della procura meneghina sulle spese dei Bossi era stata ribattezzata“The Family” come il nome appuntato sulla copertina di una cartella conservata nell’ufficio che Belsito aveva alla Camera. Da quell’indagine era nato il processo che il 10 luglio scorso si è concluso con la condanna di Belsito a due anni e sei mesi. Insieme a Belsito i giudici milanesi hanno condannato il senatur a due anni e tre mesi e il figlio Renzo Bossi a un anno e sei mesi. Erano tutti imputati di appropriazione indebita per aver usato, secondo l’accusa, fondi del Carroccio per fini personali. Il magistrato aveva argomentato che per Bossi “sostenere i costi della sua famiglia” con il patrimonio della Lega era “un modo di agire consolidato e già concordato dal Segretario federale” con il tesoriere da lui scelto “come persona di fiducia”, e cioè prima con Maurizio Balocchi e poi con Belsito.