Questa mattina sarei dovuto essere in Commissione Affari sociali e Sanità della Camera invitato per un’audizione sul decreto vaccini. Come sapete, il testo è stato licenziato al Senato. Non ci sono andato perché le audizioni sono state soppresse: per stare nei tempi, cioè per riconvertire il decreto in legge, la Camera dovrà sbrigarsi. Un altro strappo alla legittimità parlamentare che sottolinea ancora di più l’anomalia di questo decreto: non solo un decreto del governo senza carattere d’urgenza ma per di più un decreto discusso solo da mezzo Parlamento.
Dopo il passaggio al Senato il testo del decreto è certamente migliorato nel senso che:
– le sue parti più odiose (la revoca della patria potestà, le super multe) sono state superate e ridimensionate;
– è diminuito il numero dei vaccini obbligatori anche se il loro numero complessivo da 12 è passato a 14 (quattro raccomandati);
– è passato grazie al Movimento 5 stelle l’emendamento sul vaccino monodose anche se “solo nei limiti delle possibilità del Servizio sanitario nazionale”;
– è passata la revoca a tre anni dell’obbligatorietà di alcuni vaccini (anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite e anti-varicella) sulla base dei dati epidemiologici e delle coperture vaccinali raggiunte;
– la documentazione vaccinale rimane requisito di accesso ma solo per i servizi educativi per l’infanzia e le scuole dell’infanzia, ma non per gli altri gradi di istruzione;
– sono stati previsti indennizzi per i danneggiati dalle vaccinazioni quindi si ammette ufficialmente che i vaccini possano avere effetti collaterali.
Sono modifiche importanti che dimostrano alcune cose:
– che il decreto era proprio brutto e che la battaglia che abbiamo fatto era sacrosanta;
– che il decreto davanti ad una innegabile flessione della copertura vaccinale è stato scritto in malafede e pensato non per la salute dei nostri figli ma per raggiungere altri scopi e altri interessi;
– che la storia dell’obbligo e dell’emergenza era una bufala strumentale, altrimenti non si comprende perché il numero dei vaccini obbligatori non sarebbe diminuito;
– che aver negato o minimizzato la storia degli effetti collaterali è stato un grave errore strategico: essi purtroppo esistono, conosciamo solo quelli che registriamo pur senza disporre di un sistema decente di farmacovigilanza e non conosciamo quelli legati al medio lungo periodo dal momento che le ricerche scientifiche sono scarse;
– che i medici che hanno appoggiato acriticamente il decreto contribuendo a darne un’immagine di intangibilità e di assoluta necessità hanno fatto la figura dei servi sciocchi del potere mentre potevano in scienza e coscienza dare una mano a fare qualcosa di più ragionevole cioè recuperare una fiducia sociale che nei loro confronti è fortemente compromessa;
– che le radiazione dei medici eterodossi rispetto ai vaccini sono state delle esagerazioni inutili e dannose, un vero e proprio esempio di eccesso di zelo: le modifiche introdotte al decreto danno ragione ai loro dubbi.
Allora abbiamo vinto? Secondo me politicamente non abbiamo perso nel senso che chi pensava che sarebbe bastato gridare “al lupo” per farci diventare un gregge docile e mansueto è rimasto scornato.
Con questo decreto pur migliorato restiamo comunque il primo paese al mondo che a regime inocula obbligatoriamente ai nostri figli una batteria di vaccini senza precedenti senza sperimentazione preventiva, cioè senza disporre di un sistema di farmacovigilanza capace di garantirci per davvero una profilassi dalla profilassi. Resta aperto il problema sociale di un governo che non crede ai propri cittadini, cioè alla possibilità di fare una buona medicina mettendo insieme le libertà personali e la responsabilità delle persone. Resta aperta, infine, la questione di una scienza dipendente dai poteri della politica che, dopo le ridicole esternazione del ministro alla Salute, ci viene da chiedere di “quale scienza” parliamo.
Se questa mattina mi fossi recato alla Commissione Affari Sociali della Camera avrei detto: “Grazie signor presidente di avermi invitato”, e alzando la mano destra avrei aggiunto “credo nei vaccini e nella profilassi”, per poi finire il mio breve discorso più o meno così “meno male che la situazione epidemiologica generale (morbillo a parte) non è grave come ha sempre detto il governo, perché se ci fossero state davvero delle epidemie con questo decreto saremmo presto morti tutti”.
A questo punto il presidente della Commissione mi avrebbe chiesto: “Si spieghi meglio professore”. E io avrei risposto: “Signor presidente, l’organizzazione dei servizi non è adeguata a gestire la nuova offerta vaccinale, i soldi per fare informazione sociale sono briciole, sulla farmacovigilanza solo chiacchiere… Signor presidente e onorevoli deputati, ma di che stiamo parlando?”.