Macron ha chiesto alla società controllata da Cdp il controllo paritetico. Un altro sgambetto dopo il vertice sulla Libia che ha tagliato fuori l'Italia. Ma in Francia non si sorprenderebbe nessuno se il nuovo caso servisse come cavallo di Troia per trattare una partita complessa come quella di Vivendi, che entro giovedì 27 deve spiegare all’Agcom come intende allentare la presa su Mediaset
A Palazzo Chigi si respira un certo nervosismo. Il premier Paolo Gentiloni non ha affatto gradito la decisione del presidente francese Emmanuel Macron di mettere il bastone fra le ruote del gruppo della cantieristica Fincantieri nell’acquisizione della rivale d’Oltralpe Stx. Tanto più che la notizia è arrivata ad una manciata di ore dal vertice sulla Libia organizzato da Parigi tagliando fuori Roma. Per non parlare del fatto che Stx è solo uno dei fronti industriali aperti con i cugini d’Oltralpe le cui strategie si intrecciano con quelle del governo italiano anche sulla banda ultralarga in una complessa partita di cui è protagonista il socio transalpino di Telecom e di Mediaset, Vivendi.
A far saltare i nervi all’esecutivo Gentiloni è stata la proposta francese di “ridurre” la futura influenza di Fincantieri (controllata da Cassa depositi e prestiti) sul gruppo di Saint Nazaire. Parigi ha chiesto alla società italiana il controllo paritetico (50%) di Stx cambiando le carte in tavola rispetto a quanto stabilito in precedenza durante la presidenza di Francois Hollande. In compenso i francesi hanno messo sul piatto un allargamento della collaborazione sul lato militare della cantieristica. “Vogliamo mantenere un controllo paritario dei cantieri navali di Stx France con i nostri amici italiani – ha spiegato il ministro francese dell’economia Bruno Le Maire – In caso di esito negativo tutto si deciderà questa settimana”.
Parigi ha infatti ancora il coltello dalla parte del manico. A gennaio, Fincantieri acquistò Stx France in un’asta a Seul nell’ambito di una procedura fallimentare. Ma, sin dall’inizio, l’operazione aveva bisogno dell’avallo dell’esecutivo d’Oltralpe a causa di un diritto d’opzione a favore della Francia. Così, d’intesa con l’ex presidente Hollande, il governo italiano concluse con Parigi un accordo che consentiva a Fincantieri di conquistare la maggioranza assoluta (67%) di Stx grazie al contributo della Fondazione Cassa di risparmio di Trieste.
Tuttavia, dopo aver chiesto garanzie occupazionali alla Fincantieri, il nuovo presidente Macron ha deciso di rimettere tutto in discussione contando sul fatto che, entro il 29 luglio, la Francia può ancora esercitare il diritto d’opzione su Stx nazionalizzando il gruppo cantieristico. Se dovesse decidere di sfilare il gruppo francese dalle mani di Fincantieri sarebbe però davvero uno schiaffo per il governo Gentiloni. Non a caso il ministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda, ha reagito duramente alle pretese francesi: “Su Stx siamo stati chiari fin dal principio. Il precedente governo francese ha chiesto a Fincantieri di interessarsi e Fincantieri lo ha fatto con un progetto industriale solido che ha alcune condizioni fondamentali – ha spiegato Calenda – Queste condizioni sono conosciute dal governo francese. Non abbiamo alcuna intenzione di andare avanti se queste condizioni non ci sono”. Sulla stessa linea anche la risposta dell’ad Giuseppe Bono: “Non accettiamo di essere trattati meno dei coreani”, ha dichiarato il manager che guida la società cantieristica controllata dalla Cassa Depositi e Prestiti. Più cauto è stato invece il ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan, prendendo atto “con rammarico dell’orientamento del governo francese ad esercitare il diritto di prelazione su Stx”. Il Tesoro si è detto “disponibile ad ascoltare le esigenze del nuovo governo” aggiungendo che tuttavia “non c’è nessun motivo per cui Fincantieri debba rinunciare alla maggioranza e al controllo della società francese”.
Le prossime ore saranno dunque decisive per un’acquisizione cui Fincantieri lavora ormai da oltre un anno. E la trattativa fra Francia e Italia rischia di allargarsi anche ad altre operazioni a cavallo fra i due Paesi. Inclusi i casi Telecom e Mediaset. Il finanziere francese Vincent Bolloré, che controlla Vivendi, è del resto molto vicino al presidente Macron, particolarmente interessato allo sviluppo dello strategico settore delle telecomunicazioni. Nel gennaio 2016, da ministro dell’economia, Macron era accorso a Ergué-Gaberéric, in Bretagna, per inaugurare la fabbrica di bus elettrici di Bolloré. Successivamente era anche finito al centro di un’indagine della magistratura francese per aver affidato, senza gara d’appalto, una trasferta ministeriale a Las Vegas alla Havas guidata dal figlio di Vincent, Yannick. Ecco perché in Francia non si sorprenderebbe nessuno se il caso Stx diventasse il cavallo di Troia per trattare una partita italiana molto complessa come quella di Vivendi che, entro giovedì 27, dovrà spiegare all’Agcom come intende allentare la presa su Mediaset.