Varsavia ha 30 giorni di tempo per dirimere il nodo della riforma della giustizia, che rappresenta una “sistematica minaccia dello stato di diritto”. E finito questo lasso di tempo, la Commissione europea ha annunciato che dopo l’estate, “in caso di un improvviso deterioramento” dello Stato di diritto, potrebbe scattare la procedura prevista dall’art.7 dei Trattati, quella che nei palazzi di Bruxelles è considerata “l’arma atomica” contro i paesi riottosi perché prevede sanzioni fino al blocco del diritto di voto all’interno del Consiglio Ue. Un’opzione che, finora, non è mai stata utilizzata e solo evocata per il caso Haider in Austria. In particolare, sottolinea il vice presidente Frans Timmermans, la Commissione “chiede di non prendere alcuna misura per cacciare o forzare il ritiro dei giudici della Corte suprema”.
A determinare la decisione della Commissione è stata la riforma della giustizia, che è stata approvata dal Senato di Varsavia. Tre leggi che cancellano di fatto l’autonomia del potere giudiziario polacco, introducendo il controllo dell’esecutivo sulla nomina dei giudici della Corte suprema, consentendogli di ‘mandare in pensione’ e sostituire quelli attualmente in carica. Provvedimenti contro i quali migliaia di cittadini da settimane scendono in piazza. Il presidente Duda, invece, ha firmato una delle tre leggi: quella che consente al governo di nominare i presidenti dei tribunali di grado inferiore l’ha firmata. Posto il veto, invece, “alle misure sulla Corte suprema (che consentirebbe all’esecutivo di nominare 15 dei 25 giudici, ndr) e sul Consiglio nazionale della magistratura“.
Per Timmermans la legge firmata da Duda “suscita preoccupazioni che giustificano l’avvio di una procedura di infrazione non appena la legge sarà pubblicata”. “La Commissione – ha aggiunto – mi ha dato mandato di inviare una lettera di notifica formale non appena la legge sarà pubblicata. Daremo un mese per rispondere non appena la lettera sarà spedita”. Con le leggi polacche finite nel mirino di Bruxelles, ha sottolineato ancora il vicepresidente, “si minaccia l’indipendenza e la legittimità del sistema giudiziario polacco”. Le norme, nonostante su due di esse sia stato posto il veto da parte del presidente polacco Duda, “accrescono la minaccia già identificata nelle due raccomandazioni precedenti del 2016”. Sul caso interviene anche il presidente Juncker, che sottolinea come la Commissione sia “determinata a difendere lo Stato di diritto in tutti i suoi Paesi membri. Un sistema giudiziario indipendente – ha aggiunto – è una precondizione essenziale per fare parte dell’Ue. Se il governo polacco va avanti con il minare l’indipendenza del sistema giudiziario e lo Stato di diritto non avremo altra scelta che attivare l’articolo 7”.