Ora si attendono le richieste di rinvio a giudizio per aggiotaggio, ostacolo alla vigilanza e falso in prospetto. In commissione Finanze via libera a un ordine del giorno che impegna il governo a favorire "l'adozione tempestiva di una normativa sulla responsabilità degli amministratori delle banche fallite, con particolare riguardo alle responsabilità dei vertici aziendali"
Chiuse le indagini preliminari dell‘inchiesta sulla Banca Popolare di Vicenza condotta dalla procura berica. Nell’avviso depositato mercoledì risultano indagate sette persone, tra le quali l’ex presidente della banca vicentina Gianni Zonin e l’ex direttore generale Samuele Sorato, oltre che lo stesso istituto messo in liquidazione coatta amministrativa dal governo il 25 giugno. Tra le ipotesi indicate l’aggiotaggio, l’ostacolo alle attività di vigilanza e il falso in prospetto. Per quest’ultima fattispecie non risulta indagata la banca. Gli altri indagati sono i vicedirettori Emanuele Giustini e Andrea Piazzetta, l’ex consigliere Giuseppe Zigliotto e i dirigenti della banca Massimiliano Pellegrini e Paolo Marin. L’atto di chiusura indagini di norma precede la richiesta di rinvio a giudizio da parte dei pubblici ministeri.
Per quanto riguarda l’aggiotaggio agli indagati viene contestato di aver diffuso “notizie false” e posto in essere “operazioni simulate ed altri artifici, concretamente idonei a provocare una sensibile alterazione delle azioni Bpvi” e “ad incidere in modo significativo sull’affidamento riposto dal pubblico nella stabilità patrimoniale” della banca. Sotto accusa la prassi dei finanziamenti concessi ai clienti per la sottoscrizione delle azioni emesse dalla banca “per un controvalore complessivo di circa 963 milioni di euro”, spesso accompagnati dall’impegno al riacquisto delle azioni, senza aver iscritto al passivo dello stato patrimoniale un’analoga riserva indisponibile per il ‘finanziamento’ del proprio capitale. Una prassi non comunicata al mercato, destinatario dunque di “notizie fase”, veicolate nei bilanci e nei comunicati stampa, in merito alla “reale entità del patrimonio” e della “solidità” della banca, nonché alla “crescita progressiva della compagine sociale” e “al buon esito delle operazioni di aumento di capitale del 2013 e del 2014”.
L’accusa di ostacolo all’attività di vigilanza deriva invece dall’aver nascosto alla Banca d’Italia l’esistenza di finanziamenti a terzi per acquistare azioni Bpvi e di lettere di impegno al riacquisto delle azioni, nonché dall’aver comunicato in più occasioni un patrimonio di vigilanza superiore a quello reale, fino a un massimo di 963 milioni di euro, oltre all’aver taciuto una serie di comunicazioni sul capitale ‘finanziato’. Infine il falso in prospetto è legato ai documenti per gli aumenti di capitale del 2013 e del 2014 in cui, occultando il fenomeno del capitale finanziato, non si dava conto della reale situazione patrimoniale della banca né della reale liquidità del titolo.
Il procuratore della Repubblica reggente di Vicenza, Orietta Canova, ha detto che seguirà “in un lasso di tempo contenuto, che si confida non superiore ad alcuni mesi, la conclusione delle indagini preliminari in relazione a capi d’imputazione residuali, auspicabilmente in tempo utile per riunirne la trattazione”. Invece “le ipotesi di bancarotta connesse con la liquidazione coatta amministrativa della Banca appartengono ad una futura analisi di consistenza del reato e, dunque, ad eventuali separate iniziative”.
Intanto la commissione Finanze del Senato ha dato il via libera e votato il mandato al relatore al decreto legge sulle banche venete senza approvare modifiche rispetto al testo già esaminato dalla Camera. Il testo è subito stato inviato in aula e le votazioni dovrebbero concludersi giovedì con la fiducia. La commissione ha dato l’ok a diversi ordini del giorno tra i quali uno che impegna il governo a favorire “l’adozione tempestiva di una normativa sulla responsabilità degli amministratori delle banche fallite, con particolare riguardo alle responsabilità dei vertici aziendali”.
La nuova normativa – secondo l’odg a firma Franco Carraro (Fi), Gianluca Rossi (Pd) e Paolo Tosato (Ln-Aut) – dovrà prevedere da un lato “un inasprimento delle pene per coloro che verranno ritenuti colpevoli dei reati ascritti” e dall’altro “il riconoscimento di particolari condizioni nelle quali si sono svolte in specifiche situazioni le responsabilità affidate agli amministratori nell’ottica della continuità aziendale”. Un altro impegno sarà quello di valutare l’adozione di misure che garantiscano “un equo trattamento di ristoro a tutti gli investitori coinvolti e penalizzati da comportamenti illeciti nella gestione delle banche e che hanno causato le crisi del sistema bancario susseguitesi negli ultimi due anni”.