I telefonini nelle aule erano stati banditi da una circolare del 2007. Adesso arriva l'apertura di Valeria Fedeli: il 15 settembre partiranno due gruppi di lavoro per rivedere le indicazioni nazionali. In autunno le nuove linee guida
Presto il cellulare si potrà usare anche in aula. A mettere la parola fine al dibattito sulla questione telefonino sì-telefonino no a scuola ora ci pensa la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli decisa a dirimere una volta per tutte la questione in tempi brevi. Lo ha annunciato durante l’evento organizzato nella sala centrale dell’Acquario Romano per fare il punto sui primi diciotto mesi del Piano nazionale scuola digitale.
“Il 15 settembre – ha spiegato l’inquilina di viale Trastevere – partirà un gruppo di lavoro con le migliori e i migliori esperti del Paese per rivedere le indicazioni nazionali e intervenire su cosa le nostre studentesse e i nostri studenti studiano a scuola”. A questo verrà affiancato un gruppo che servirà a chiarire l’utilizzo di smartphone e tablet degli studenti in classe, intervenendo sulle attuali circolari, risalenti a un periodo troppo lontano da oggi. “E promuovendo – aggiunge Fedeli – un uso consapevole e in linea con le esigenze didattiche. Questo gruppo avrà 45 giorni per pubblicare delle linee guida chiare ed efficaci per le scuole”.
Fuori dal politichese, la ministra è decisa a rimettere per sempre nel cassetto la circolare del 15 marzo del 2007 firmata dall’allora ministro Giuseppe Fioroni che bandiva l’uso del cellulare a scuola con parole nette e chiare. Nelle linee di indirizzo ed indicazioni in materia di utilizzo di telefoni cellulari e di altri dispositivi elettronici durante l’attività didattica, Fioroni scriveva: “In via preliminare, è del tutto evidente che il divieto di utilizzo del cellulare durante le ore di lezione risponda ad una generale norma di correttezza che, peraltro, trova una sua codificazione formale nei doveri indicati nello Statuto delle studentesse e degli studenti”.
“In tali circostanze, l’uso del cellulare e di altri dispositivi elettronici rappresenta un elemento di distrazione sia per chi lo usa che per i compagni, oltre che una grave mancanza di rispetto per il docente – spiegava l’allora ministro – configurando, pertanto, un’infrazione disciplinare sanzionabile attraverso provvedimenti orientati non solo a prevenire e scoraggiare tali comportamenti ma anche, secondo una logica educativa propria dell’istituzione scolastica, a stimolare nello studente la consapevolezza del disvalore dei medesimi”. L’allora ministro non solo si limitava a dare il suo parere in merito ma invitava le scuole, attraverso questa circolare, a prevedere nei regolamenti di istituto adeguate sanzioni secondo il criterio di proporzionalità, compresa quella del ritiro temporaneo del telefono cellulare durante le ore di lezione, in caso di uso scorretto dello stesso.
Dieci anni dopo la musica è cambiata. Ora sembra essere intenzione del ministero promuovere l’uso del cellulare e del tablet: un utilizzo non certo lasciato alla libertà dei ragazzi ma regolato e reso utile all’attività didattica. D’altro canto già ai tempi della ministra Stefania Giannini, il sottosegretario Davide Faraone aveva preso le distanze da Fioroni: “Vogliamo garantire la possibilità di scegliere l’uso dello smartphone per finalità didattiche. La libertà di scelta deve essere garantita alle singole scuole, che in autonomia sceglieranno. Se dirigenti scolastici e docenti preparati ritengono che l’utilizzo dei moderni cellulari possa far crescere la loro didattica, le possibilità di apprendimento dei ragazzi, questo ministero li sosterrà”. Adesso la Fedeli fa un ulteriore passo avanti.