La proposta di legge sul Biotestamento è stata approvata alla Camera lo scorso 20 aprile ma, al momento, è ferma in Senato: prima calendarizzata per il 25 luglio, la discussione è saltata all’ultimo momento. L’approvazione è stata rimandata almeno fino a dopo l’estate, poi chissà. Tutto questo a danno delle persone che attendono un testo normativo che possa dare la possibilità di scelta su come porre fine alla propria vita, senza prolungare nel tempo pesanti sofferenze. Il caso di dj Fabo nei mesi scorsi, oltre a quelli ancora prima di Piergiorgio Welby e Luca Coscioni, hanno portato alla luce, a livello nazionale, il diritto al “morire bene”. Oggi un’altra storia ha rilanciato il “bisogno immediato di una legge sul Biotestamento” e sulla possibilità di “terminare una vita che non è vita, ponendo fine a condizioni drammatiche”. A dirlo è Giuseppe P., papà di Elisa che da 12 anni è in stato vegetativo per un grave incidente stradale.
La donna, 46 anni, dal 22 febbraio 2006 è tenuta in vita grazie all’aiuto delle macchine ed è ricoverata nell’Antica Scuola Santa Maria dei Battuti di Mestre. “Tutto questo deve finire. Si stacchi la spina”, sostiene Giuseppe. “Non è più vita, è sofferenza, è il nulla: lo Stato deve fare qualcosa per liberare queste persone”, dichiara l’uomo, che è stato contattato da Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’associazione Luca Coscioni. Intervistato dal Corriere del Veneto dopo che della sua storia ha parlato il Gazzettino, il 70enne che vive a Mestre ha spiegato di “volere una legge, che ci sia comprensione per queste condizioni, che non sono vita”. Il signor Giuseppe ha anche detto di non voler fare interviste o andare in televisione per parlare della sua storia. “Ma guardi come fu attaccato Englaro. Io non voglio farne una battaglia personale, non è mia figlia il problema, è altro”.
L’associazione Coscioni si è impegnata a sostenere le posizioni di Giuseppe: “Alla politica il dramma di Elisa non interessa, ci sono altre priorità rispetto al dolore dei malati. Chiediamo”, scrive in una nota l’associazione Coscioni, “un’assunzione di responsabilità ad un legislatore che se avesse volontà politica approverebbe immediatamente una legge che gli italiani aspettano da troppo tempo”. Il padre della donna, sempre al Corriere, aggiunge anche: “Vorrei che non si dovesse arrivare a soluzioni estreme. Sono stato contattato dall’associazione Luca Coscioni ma ritengo che non sia giusto dover arrivare a rivolgersi ad un’associazione o a ricorrere a scorciatoie. Se portassi Elisa a casa, con il consenso del giudice. Beh, tutti sanno cosa succede quando un paziente nelle condizioni di mia figlia viene portato a casa. E tutti fanno finta di non sapere”.
Nel frattempo, sul sito della campagna Eutanasia Legale l’associazione Coscioni ha attivato un sistema che dà la possibilità ad ogni cittadino di “contattare il proprio parlamentare” chiedendo spiegazioni su ciò che sta succedendo in Parlamento in merito alla legge sul Biotestamento. Ora il testo in discussione è in Commissione Igiene e Sanità di Palazzo Madama, dove è bloccato da 3mila emendamenti e probabilmente, salvo colpi di scena, non vedrà la luce neppure in questa legislatura.